Altri “sospesi” lasciati dal Conte bis: Ristori 5, stop licenziamenti, fisco. Anche la riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro. Questa la pesante eredità lasciata al prossimo Governo, Draghi o meno che sia.

Dagli asset alle persone. Sì perché nella stessa barca ci sono lavoratori dipendenti, autonomi, piccole/medie imprese che stanno aspettando, neanche come una manna, ma semplicemente come una goccia in tempo di siccità provvedimenti come il Ristori 5, lo stop ai licenziamenti, nuovi ammortizzatori sociali e politiche attive del lavoro per smuovere il mercato e per sperare di rientrare dalla stessa porta dalla quali si è usciti. Non ultima anche una riforma delle pensioni che però non ingessi di nuovo l’uscita dal mondo del lavoro, come accadrebbe con una mancata riconferma di Quota100. Inizialmente il decreto Ristori 5 di gennaio, sorta di conguaglio delle perdite subite nel 2020 a causa delle chiusure natalizie e post natalizie, doveva essere tenuto fuori dalla crisi di Governo. Ma le valutazioni del vecchio esecutivo sono cambiate negli ultimi giorni e quindi sarà il prossimo Governo a doversene occupare, perché la partita è troppo grande – il nuovo scostamento di bilancio è pari a 32 miliardi di euro – per essere giocata da un governo uscente. Magari si sperava ancora in un Conte ter ma, arrivati a questo punto, si è obbligati a sperare, volenti o nolenti, nel Governo Draghi. Altrimenti ci sarà un’altra inevitabile e imprevedibile attesa. Tutto ciò nonostante le chiusure di Natale, e quelle dopo Natale, dovessero essere già controbilanciate dai Ristori appunto per bar, ristoranti, negozi, palestre e per tutte le altre attività colpite dalle restrizioni. Ma siamo già a febbraio inoltrato e così si mettono ancora più in “pericolo estinzione” decine di migliaia di attività economiche e quindi di posti di lavoro. Sul fronte dei licenziamenti gli ultimi dati Istat – a dicembre 2020 circa 100 mila posti di lavoro in meno, esclusivamente riguardanti donne – hanno allarmato tutti. Ma se Cgil, Cisl, Uil chiedono il rinnovo dello stop dei licenziamenti, l’Ugl, temendo lo scoppio di una bomba sociale al termine dello stesso stop (totale o selettivo che sia), chiede di affrontare subito la riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro, proprio per riattivare il mercato e salvare gli attuali già compromessi livelli occupazionali. Altro tema strategico, è la riforma fiscale che il precedente Governo aveva calendarizzato per quest’anno. Una riforma dell’Irpef che però manca di coperture e che secondo il parere espresso oggi dalla Corte dei Conti per essere possibile deve prevedere una vera lotta all’evasione e l’introduzione della divisiva patrimoniale. Lo sappiamo tutti che la coperta è corta, ma le persone non possono essere abbandonate al proprio destino. Perché a rischiare il crollo non sono singoli settori o categorie ma un intero sistema.