Il leader della Lega alla vigilia dell’incontro con il premier incaricato, Mario Draghi, che oggi ha ricevuto LeU, FdI, Pd, FdI e FI

«Se ci sono spazi per aiutare milioni di italiani, noi ci siamo». Così il leader della Lega, Matteo Salvini, intervenendo a RaiNews24, alla vigilia dell’incontro con il presidente del Consiglio incaricato, Mario Draghi, impegnato oggi nel secondo giorno di consultazioni: dopo i partiti minori, ricevuti ieri, oggi è stato il turno di Liberi e Uguali, Italia viva, Fratelli d’Italia, Partito democratico e Forza Italia, quest’ultima con una delegazione priva del suo leader, Silvio Berlusconi, assente per motivi di salute. La posizione di Salvini è chiara: se la Lega sosterrà il nuovo esecutivo, lo farà attivamente. Pertanto non è da escludere anche la presenza di ministri leghisti nella prossima squadra di governo: «Se ci siamo, ci siamo. Non facciamo le cose a metà». E in caso contrario? «Se non ci siamo collaboriamo come opposizione come abbiamo fatto in questo anno e mezzo». Ovviamente Salvini ha posto delle condizioni inderogabili – «L’interesse del Paese deve venire prima di quello dei partiti. Di certo diremo di no all’aumento delle tasse e Imu, no alla patrimoniale evocata da Grillo, no all’azzeramento di quota 100» –, non soddisfarle significherebbe precludersi il sostegno della Lega, dando vita ad «un governo zoppo», stando alle parole rilasciate all’AGI da Giancarlo Giorgetti, descritto come il più favorevole tra i leghisti ad un esecutivo guidato da Draghi. «FdI non andrà mai al governo con Pd, M5s e Renzi. Confermiamo questa convinzione, ma siamo pronti a dare una mano all’Italia come forza politica responsabile e patriottica», ha ribadito invece Giorgia Meloni, dopo aver incontrato Draghi, per poi aggiungere: «Sull’alleanza di centrodestra vedremo come finirà: ci siamo divisi molte volte alla fine abbiamo sempre ricostruito». «Sosterremo il governo Draghi indipendentemente da quanti ministri tecnici e politici ci saranno», ha detto il leader di Italia viva, Matteo Renzi, dopo aver incontrato il presidente del Consiglio incaricato, sostenendo che, «se da questa crisi usciremo con un governo Draghi, l’Italia sarà più forte». «Noi offriremo i contenuti, a partire dal fisco progressivo e dalle politiche attive sul lavoro. Non arretreremo di un millimetro sull’ancoraggio europeo e faremo le nostre scelte a partire dai contenuti», ha annunciato il segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, a Radio Anch’io. Tra i partiti maggiormente in difficoltà, in questo momento, c’è il Movimento 5 stelle, spaccato in due correnti, una propensa al dialogo con Draghi – a capeggiarla, Luigi Di Maio –, l’altra invece decisa ad opporvisi. «Ora dopo ora aumentano le ragioni del no a Draghi», ha scritto ieri su Facebook, Alessandro Di Battista. I parlamentari pentastellati potrebbero lasciare il compito di decidere agli iscritti di Rousseau: «Qualunque sarà lo scenario politico possibile c’è ampio consenso sul fatto che l’unico modo per avere una coesione del Movimento 5 stelle sarà quello di chiedere agli iscritti su Rousseau», ha detto il presidente di Rousseau, Davide Casaleggio.