I dossier industriali del “Conte bis” che ancora giacciono irrisolti al Mise. E non solo.

La posta in gioco è alta, anche in ottica Recovery Fund. Nonostante ciò, tanti sono i dossier industriali lasciati in sospeso o, meglio, abbandonati a causa del vizio del “Conte bis” di rinviare decisioni e soluzioni. Rete unica, acciaio, aerei, autostrade: asset tutti strategici. In attesa di un “nuovo” governo, i dossier continuano a complicarsi e i lavoratori a percepire concretamente di essere stati abbandonati al proprio destino. La rete unica, ad esempio, è uno di quei progetti che ha subito di versi stop and go e che in teoria dovrebbe andare in porto quest’anno. Purché però vi sia ancora la volontà – ma non si capisce perché non dovrebbe esserci – di dare vita ad un’infrastruttura che integri gli asset in fibra e così procedere alla digitalizzazione del Paese. Il processo di fatto iniziato lo scorso 18 dicembre da Enel (40%) e Open Fiber (50%) dovrebbe portare alla nascita di AccessCo, società unica delle reti frutto dell’integrazione degli asset di FiberCop e di Open Fiber. I cda di Tim e di Cdp alla fine dello scorso agosto hanno dato il via libera alla firma della lettera d’intenti con Cdp Equity che mira alla fusione. Tim è destinata a detenere almeno il 50,1% di AccessCo e l’indipendenza e la terzietà della società sarà garantita attraverso un meccanismo di governance condivisa. Ma è ancora tutto fermo. Persino l’ex Ilva è in stallo. Nonostante l’accordo di coinvestimento tra Invitalia e Arcelor Mittal sia stato approvato a fine gennaio dall’Antitrust europeo, sancendo così l’ingresso dello Stato nella siderurgia, i 400 milioni con cui Invitalia dovrebbe acquisire il 50% del capitale di Am.Invest.co non sembrano essere stati ancora sbloccati. Così come sono congelate le norme per l’integrazione salariale alla cig dei 1.700 lavoratori dell’Ilva – la vecchia società – in Amministrazione straordinaria. Da non dimenticare Autostrade per l’Italia (ASPI): se per il suo riassetto societario un punto fermo è stato messo, attraverso il via libera dell’assemblea degli azionisti al progetto di scissione parziale proporzionale di Atlantia in favore della nuova società interamente posseduta da Autostrade Concessioni e Costruzioni, la questione in stallo resta quella del prezzo o, meglio, il valore della società stessa e quindi per dell’offerta finale. Per gli azionisti la società vale tra gli 11 e 12 miliardi di euro mentre, secondo indiscrezioni, in un aggiornamento dell’offerta inviata da Cdp e fondi era previsto un prezzo rivisto al ribasso. Fatto sta che nell’ultima lettera inviata da Cdp e i fondi ad Atlantia non c’è un’indicazione del prezzo. Infine per Alitalia, odissea infinita trattata a pagina 5 (Lavoro) per quel che riguarda il nodo stipendi, i problemi più scottanti sono a Bruxelles che deve esprimere il proprio parere vincolante per il via libera alla nuova Alitalia. E per farlo, conditio sine qua non, è la discontinuità rispetto alla vecchia compagnia. Nel frattempo è atteso il nuovo bando di gara per la cessione degli asset.