di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale UGL

Già prima del Covid-19, sarebbero serviti circa 60 miliardi di euro per allineare le regioni del Mezzogiorno alla media nazionale

L’Unione europea, coniando lo slogan Next Generation, ho provato a parlare al cuore degli Europei, mobilitandoli in una sfida collettiva con pochi precedenti nella Storia. La Prossima Generazione dovrebbe essere, almeno nella visione collettiva, quella più verde, più digitale e più innovativa. Il problema, però, è che la sfida è doppia, vale per il futuro, ma vale anche e soprattutto per il presente, vista la disoccupazione crescente, il profondo stato di disagio sociale ed economico di larga parte della popolazione, il progressivo invecchiamento della stessa. La doppia logica del Qui e ora e della Prossima generazione impone quindi una compiuta riflessione sulle cose da fare e sulle priorità da perseguire, perché, ed è questa una certezza, non è sufficiente investire risorse ingenti per invertire il corso della Storia. Si parla spesso di sfida epocale; sicuramente, si è davanti ad uno snodo decisivo che non ammette errori di valutazione. Ed allora, è fondamentale individuare le priorità, così da rendere il Piano nazionale di ripresa e resilienza lo strumento per rigenerare il nostro Paese. Qualcuno ha voluto paragonare la stagione che stiamo vivendo all’altra vissuta all’indomani della Seconda guerra mondiale che culminò nel Piano Marshall che fu il frutto di una precisa scelta di campo ideologica che ebbe ripercussioni sul Paese e sullo stesso movimento sindacale. Se allora l’Italia riuscì nel miracolo di risollevarsi, tanto di arrivare ad ospitare un evento come le Olimpiadi di Roma del 1960, fu perché, prima ancora delle risorse finanziarie, ebbe il suo peso la forza di volontà e l’idea stessa di partecipare ad una rivoluzione di modernità.