Strada in salita per il Conte ter. Il Colle in cerca di una via d’uscita. Si fanno già i nomi di Luciana Lamorgese e Roberto Fico, come coloro ai quali Mattarella potrebbe affidare un incarico esplorativo alla ricerca di una maggioranza

Oggi è l’ultima giornata di consultazioni. Con la salita al Colle nel pomeriggio del centro destra e del M5s il destino del Conte ter continua ad apparire se non segnato, quanto meno rinviato. A farlo nascere infatti non basterebbe la conferma dell’appoggio del M5s al premier dimissionario e l’indicazione del nome di Giuseppe Conte al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per la formazione di un nuovo Governo. Non basta sia a controbilanciare la convinzione di dover andare ad elezioni espressa dai leader dei due partiti maggiori, Salvini e Meloni, del centro destra, presentatosi simultaneamente al Colle ma non del tutto compatto, sia a spostare il paletto conficcato ieri nel campo della trattativa dal segretario di Italia Viva, Matteo Renzi, nel rifiutarsi di indicare un nome, sebbene questa fosse l’unica cosa da fare, chiedendo agli alleati Pd, M5s e Leu una verifica per vedere se esiste ancora la maggioranza. Una formula piuttosto astuta per non dire “sì”, dopo gli scontri frontali con il premier, e “no” a un eventuale, ma non unico possibile, Conte ter e allo stesso tempo per dilatare i tempi della crisi, al fine di indurre a più miti consigli quelli che nel Pd e nel M5s sono ancora ostili alla presenza di Italia Viva in una “nuova” maggioranza. D’altronde a Conte non è riuscita “l’operazione responsabili”, nonostante una parte di Forza Italia potrebbe essere ancora favorevole a sostenere un Governo istituzionale, se lo chiedesse Mattarella. La crisi dunque si è complicata. Trovare una sintesi, tracciare il percorso verso il Conte ter è per il Presidente della Repubblica tutta una strada in salita. Ma poiché sono in molti a non volere le elezioni, opzione non ancora tramontata o minacciata per far ragionare i recalcitranti, uno o due conigli da estrarre dal cilindro potrebbero fare sempre molto comodo. Si fanno già i nomi della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e del presidente della Camera Roberto Fico, come coloro ai quali Mattarella potrebbe affidare un incarico esplorativo per effettuare la verifica politica chiesta dal leader di Italia Viva – ovvero provare a ricucire i rapporti tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte – prima di arrivare alla nascita di un Conte ter. Un cammino, quello eventuale di Lamorgese o Fico, comunque irto di ostacoli e di tranelli, proprio quelli che soprattutto Giuseppe Conte teme di più. Il M5s non è affatto compatto e anche nel Pd, pur confermando la posizione «o Conte o voto», tentennamenti non mancano. Ecco perché anche l’opzione Governo istituzionale resta in campo e per molti, più di quanti si possa immaginare, auspicabile. Anche se persino per il parlamentare di Leu Stefano Fassina, rappresentante di un piccolo partito che avrebbe quasi tutto da perdere in caso di scioglimento della Camere, «il voto non è l’apocalisse, le elezioni sono un’alternativa credibile o altrimenti ci consegniamo nelle mani di Matteo Renzi».