di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale UGL

I tragici casi di cronaca, come quello recentemente accaduto a Palermo, riguardanti dei minori che, per emulare cosiddetti “influencer del web”, perdono la vita, dovrebbero allarmarci tutti e costringere i decisori politici ad intervenire in modo massiccio regolamentando finalmente meglio i contenuti che passano nella rete. In particolare, ma non solo, nel social cinese Tik Tok, tanto amato dai giovanissimi. Allargando la prospettiva, sappiamo che diverse organizzazioni dai più disparati intenti criminali usano internet per comunicare e fare affari e solo di tanto in tanto vengono scoperte e bloccate. Sappiamo anche che molte organizzazioni terroristiche, islamiche e non solo, comunicano impunemente tramite il web e bloccarne le attività sembra un’impresa impossibile. Questo solo per citare i casi più gravi ed evidenti. Ma di immagini di violenza ed esaltazione di comportamenti antisociali sui mezzi di comunicazione potremmo fare esempi a iosa. Anche in un mezzo antico come la televisione passano contenuti forti ad ogni ora senza che ci si faccia più caso. Potremmo pensare che queste maglie larghe, che consentono qualsiasi utilizzo dei mezzi di comunicazione, derivino da una visione estremamente libertaria dei media. E, invece, ultimamente abbiamo più volte sentito parlare di censura. Sappiamo delle censure operate da alcuni social contro l’ex presidente americano Trump, il cui account YouTube pare sarà cancellato fino a data da destinarsi. Conosciamo la volontà di censurare molti classici della cinematografia, da Via col vento a Dumbo, gli Aristogatti e Peter Pan. Questi ultimi, film d’animazione risalenti ormai a decenni fa e considerati pilastri del cinema per famiglie, saranno vietati dalla Disney ai minori di 7 anni, causa la presenza di contenuti “non politicamente corretti”. Ora, mettendo insieme la presenza, sui moderni mezzi di comunicazione, da un lato di contenuti pericolosissimi di vario genere e che fino a pochi anni fa non sarebbero mai stati reperibili con tale facilità e dall’altro di una censura ideologizzata, inflessibile anche nei confronti di prodotti decisamente innocui, l’impressione che ne deriva è quella di vivere in un mondo alla rovescia. Un mondo nel quale viene bandito dai social l’ex presidente della più importante democrazia occidentale, mentre comunicano dittatori di Stati nei quali la cittadinanza è priva di diritti. Un mondo nel quale i bambini non potranno vedere Dumbo, ma potranno invece assistere alle performance dei cosiddetti influencer di particolarmente dubbia moralità, nell’indifferenza generale. Insomma, nella realtà spesso distopica dei nostri giorni, aumentano i casi di censura estremista “politicamente corretta”, mentre, allo stesso tempo, restano visibili contenuti realmente pericolosi e da vietare. Un mondo, non solo quello dei media, che sembra sempre più oscuro.