Non c’è solo il calo dei dipendenti, in particolare con contratto a tempo determinato

Gli effetti della pandemia stanno investendo tutto il mondo del lavoro. Il crollo del lavoro dipendente è conosciuto, soprattutto sul versante delle mancate attivazioni dei contratti a tempo determinato, dove si registra un saldo fortemente negativo e che appare destinato ad aumentare nel corso delle prossime settimane e mesi. Sul versante del lavoro a tempo indeterminato, la tenuta è stata assicurata soltanto grazie al blocco introdotto sui licenziamenti collettivi e individuali fin da marzo dello scorso anno. Tale blocco, come ha anticipato il ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, dovrebbe diventare presto selettivo, finendo per riguardare esclusivamente i settori maggiormente esposti agli effetti della crisi, ad iniziare dal turismo. Una cosa oggettivamente un po’ curiosa, considerando che il turismo è un settore nel quale l’utilizzo dei contratti a tempo indeterminato è inferiore rispetto ad altri. Intanto, anche sul versante del lavoro autonomo, che spesso nasconde sotto mentite spoglie un vero e proprio lavoro dipendente in regime di mono-committenza, segna un crollo pesante. In soli sei mesi, 200mila lavoratori autonomi hanno gettato la spugna, stando alle stime prodotte da Confprofessioni. Il Covid-19 ha finito per accelerare ulteriormente un percorso lungo ormai un decennio, durante il quale gli ingressi di neo laureati (+372mila unità) non hanno compensato assolutamente le uscite, circa un milione di unità.