Il leader leghista vuole chiedere al capo dello Stato «se una maggioranza con Monti, Mastella, Ciampolillo, ex forzisti, ex grillini e senatori a vita» può risolvere i problemi dell’Italia

«Al Quirinale ci andremo anche noi». Così il leader della Lega, Matteo Salvini, all’indomani della fiducia incassata dal governo al Senato in modo rocambolesco: qualche polemica è nata dal voto in extremis del senatore Lello Ciampolillo (Movimento 5 stelle). Nel corso di una diretta trasmessa sui social, Salvini ha annunciato che l’opposizione salirà sul Colle «a ragionare con il Presidente della Repubblica in maniera assolutamente pacata e rispettosa, chiedendo se una maggioranza con Monti, Mastella, Ciampolillo, ex forzisti, ex grillini e senatori a vita può essere quella che risolve i problemi dell’Italia». Dubbi legittimi. Ovviamente soddisfatto, il segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti. A suo dire, «con il voto di ieri al Senato è stato evitato il salto nel buio di una crisi». E adesso? «Ora è il momento di voltare pagina e rafforzare la forza parlamentare del governo», ha aggiunto, parlando a Radio Immagine. Obiettivo condiviso anche dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: «Ora l’obiettivo è rendere ancora più solida questa maggioranza. L’Italia non ha un minuto da perdere. Subito al lavoro per superare l’emergenza sanitaria e la crisi economica», ha scritto ieri su Twitter, una volta ottenuta la fiducia di Palazzo Madama, dettando la nuova agenda governativa: messa in sicurezza della maggioranza in Parlamento e portare il Paese fuori dalla crisi sanitaria ed economica. In Senato, d’altronde, c’è una maggioranza risicata. Che non mette al sicuro il governo. Questo, però, non è l’unico problema. C’è infatti da tener conto di un’altra questione: la situazione nelle Commissioni parlamentari, vitali per l’attività legislativa. Con il passo indietro di Italia viva, infatti, a Palazzo Madama, il governo ha perso il controllo di alcuni importanti commissioni, incluse quelle che si occupano di Bilancio e Affari costituzionali, dove sono attesi i dossier più importanti: il cosiddetto Recovery Fund e la nuova legge elettorale. Molto, quasi tutto, ancora una volta dipenderà dalle scelte del piccolo partito di Matteo Renzi.