Conte alla sfida del Senato, un miraggio la maggioranza assoluta

Sarà un Governo di minoranza o avrà i numeri per traghettare il Paese fuori da una crisi sanitaria e economica senza precedenti? O il Conte bis sprofonderà, per dare vita ad un Conte ter? Lo sapremo solo stasera. Dopo la fiducia ottenuta ieri alla Camera, con qualche voto superiore alle aspettative, il presidente del Consiglio oggi è alla prova del Senato, dove sarà più arduo ottenere lo stesso risultato di ieri. «Con la pandemia si è elevato il senso di unità del governo, si sono elevate le ragioni dello stare insieme», ha detto il premier, respingendo le accuse di «immobilismo» e sottolineando che «è complicato governare con chi mina continuamente l’equilibrio politico». Ha poi ribadito l’invito ai «volenterosi» e l’impegno per una revisione della legge elettorale in senso proporzionale, perché il maggioritario «crea instabilità». Ha proposto una «revisione meditata del titolo V della Costituzione» sul rapporto Stato-Regioni. Quasi un ritorno al passato. Una verità l’ha detta il senatore Pierferdinando Casini del gruppo per le Autonomie che ha dato la sua fiducia al Conte bis: «Il problema sono i numeri nel Paese, non in Senato», «il rischio è che il Governo, che doveva rafforzarsi, ne esca indebolito, e questo mi preoccupa per l’Italia». Mentre si snocciolano il dibattito e le dichiarazioni di voto in Aula, continuano fervide le pressioni sui renziani e sugli azzurri, visto che ieri sera molti erano ancora indecisi, perché è da loro che potrebbero arrivare gli auspicati appoggi. Nonché dai Senatori a vita Mario Monti, Liliana Segre, Elena Cattaneo e forse anche Carlo Rubbia. 161 voti danno la maggioranza assoluta, quella che, si diceva, fosse un punto imprescindibile per il Capo dello Stato. Ma ormai si è capito, così scrivono i quotidiani, che è impossibile raggiungerla. D’altronde la storia travagliata della nostra Repubblica ne ha visti ben 12 di esecutivi governare al di sotto di quella soglia, in minoranza. Senza Italia Viva i voti possibili per la maggioranza oscillano tra i 152 e i 159. Sopra i 155 sarebbe già una vittoria. Conte, non avendo alcuna intenzione di dimettersi e di dare vita ad un Conte ter, sceglierà di governare in posizione di minoranza, ma dovrà lavorare comunque per rafforzare la maggioranza. Le possibilità ci sono attraverso rimpasti di ministri, attraverso adesioni tardive di centristi, come ha promesso Binetti ad esempio. Ma il punto è se l’insieme di numeri risicati e il “progetto politico” da prima Repubblica sono ciò che serve all’Italia per non mettere a serio rischio il suo futuro e quello di intere generazioni.

È stasera una fiducia non all’altezza dei numeri che servono per guidare un Paese che deve uscire da una crisi senza precedenti. E la caccia continuerà…