Il leader della Lega si augura che il presidente della Repubblica «non permetta» al premier Conte «questa operazione», sottolineando che «sarebbe un governo ancora più raffazzonato»

«A me il Quirinale chiese numeri veri e seri, mi auguro che» il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, «non permetta questa operazione». Così il leader della Lega, Matteo Salvini, in un’intervista al Corriere della Sera, nelle ore in cui il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è alla ricerca dei senatori disposti a sostenerlo. A Palazzo Madama, dove la maggioranza era risicata già con il sostegno di Italia viva, ne occorrono 18. Tanti quanti quelli di Iv che hanno abbandonato la coalizione, come deciso da Matteo Renzi. Che, parlando alla Stampa, difende le sue decisioni, che hanno ricevuto critiche bipartisan: «Ho scelto una strada politica. Conte ha scelto l’azzardo». «Non mi pare abbia i numeri», prosegue il responsabile della crisi che sta attraversando il governo, sottolineando che al premier spetta un compito difficile, quasi impossibile: «Governare mettendo assieme Mastella e la De Petris di LeU non sarà facile». «Resta un fatto, però: se non prende 161 voti, tocca un governo senza Conte», conclude il leader di Iv, che non risparmia neanche una stoccata al segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, descritto come furioso nei suoi confronti: ««Curioso. Ho utilizzato verso Conte parole molto più gentili di quelle che usava Zingaretti su di lui nei nostri colloqui privati. Evidentemente ha cambiato idea». Quali saranno le prossime mosse di Renzi? Lui sostiene che martedì, quando Conte è atteso in Senato, si asterrà dal voto. Nel frattempo, l’ex ministra per le Pari opportunità, Elena Bonetti, spiega che Italia viva non ha chiuso la porta ai vecchi alleati, Partito democratico e Movimento 5 stelle: «C’è la possibilità di mettersi ad un tavolo con chi ritiene che le idee di Iv siamo al servizio del Paese. Se le forze dell’attuale maggioranza ritengono che ci sia il tempo di uno scatto di responsabilità, Iv c’è, ma se si sceglie di andare al conteggio o ad altre soluzioni, la democrazia parlamentare è sacra».