Si salvano soltanto alcuni settori incentivati, come quello delle ristrutturazioni

Almeno un quarto dei contratti di lavoro in meno rispetto al primo trimestre dello scorso anno. È questa l’indicazione che arriva dal sistema delle imprese, le quali si dicono disponibili a generare nuova occupazione nel primo trimestre del 2021 per un totale di 346mila contratti di lavoro, appunto con una diminuzione del 25% secca rispetto al 2020. Un dato sicuramente inquietante che riflette chiaramente lo stato di pesante incertezza che si sta vivendo per effetto delle misure restrittive da Covid-19, prima ancora che dagli effetti della crisi politica. Gli unici settori in controtendenza sono rappresentati dalle costruzioni e dai servizi informatici e delle telecomunicazioni. Soprattutto i primi con una crescita potenziale superiore al 13% nel trimestre, frutto chiaramente degli incentivi sulle ristrutturazioni, che questo governo ha rafforzato grazie al maggiore scostamento di bilancio, ma che risalgono, in forme più o meno diverse, a provvedimenti adottati a partire dal 2010 e poi dal 2013, a dimostrazione di come tali strumenti incidono sull’occupazione in maniera diretta. In altri settori, viceversa, l’impatto era e rimane fortemente negativo, ad iniziare dal settore alberghiero e della ristorazione, con un calo vicino al 50% sia su base mensile che trimestrale. Molto male anche settori industriali, dalla carta alla stampa, dal tessile all’abbigliamento, con un calo medio di almeno un terzo di contratti in meno.