Crisi: passa in Cdm il Recovery Plan, l’ombrello del Conte bis. Il Piano sarà inviato alla Camera dei deputati e al Senato per acquisirne le valutazioni. Nel frattempo fervono le trattative per evitare lo show down

Dopo il penultimo (?) strappo di ieri notte, con le ministre di Italia Viva Bellanova e Bonetti che si sono astenute dal votare il Recovery Plan, il Governo Conte bis ne attende un altro stasera. Ne sapremo di più alla fine della conferenza stampa convocata oggi pomeriggio alle 17.30 dal segretario IV Matteo Renzi. Nel frattempo il Recovery Plan più che un baluardo per l’Italia intera è sicuramente l’ombrello sotto al quale si sta riparando ciò che resta della maggioranza, affatto intenzionata a lasciare Palazzo Chigi. Mentre molti danno per certa la dipartita di Italia Viva dal Governo, fatto che aprirebbe la crisi, in queste ore ferve la mediazione per evitare lo show down. Tra i “diplomatici” al lavoro non sorprende trovare il segretario PD Nicola Zingaretti («riaprire il confronto all’interno della maggioranza») e nemmeno il ministro degli Esteri. Lo è semmai trovarvi Beppe Grillo che su Fb propone un «patto ai partiti». «Lavoriamo per la ricerca di un obiettivo condiviso – scrive – che altro non può essere che la ricerca del bene comune per il Paese». In caso di show down, sempre più insistenti le voci di possibili «responsabili» pronti a prendere il posto di Iv al Senato, alcuni dei quali potrebbero essere forse «un po’ più di cinque» guidati a distanza dal redivivo Clemente Mastella, magari “nascosti” tra 4 senatori dati dalle indiscrezioni in uscita dal gruppo di Renzi, tra gli 8 da Forza Italia, tra qualche renziano divergente dalle posizioni del gruppo. I calcoli infatti non tornerebbero se per risolvere la crisi in Parlamento, come sarebbe tentato di fare Conte, bastasse arrivare a 158 voti. Unendo infatti i 92 del M5S, i 35 del Pd, i 5 di Leu, i 6 delle Autonomie e i 9 del Misto si arriverebbe a 147. Quello che ha fatto saltare definitivamente la “connessione” tra Italia Viva e la maggioranza ancora al Governo è stata la richiesta di utilizzare le risorse del Mes che con il Recovery Plan nulla hanno a che fare ma utili a far saltare l’equilibrio tra Conte, Pd e  M5s.  L’azione di rilancio del Paese delineata dal Piano licenziato ieri dal CdM è guidata da «obiettivi di policy e interventi connessi ai tre assi strategici condivisi a livello  europeo: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale». Le risorse allocate nelle sei missioni del PNRR (o Recovery Plan) sono pari a circa 210 miliardi di euro. Di questi, 144,2 miliardi finanziano «nuovi progetti» mentre i restanti 65,7 miliardi sono destinati a «progetti in essere». Il Piano, che sarà inviato alla Camera dei deputati e al Senato per acquisirne le valutazioni, dovrà dare attuazione al programma Next Generation EU, varato dall’Ue per integrare il Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 alla luce delle conseguenze economiche e sociali della pandemia da COVID-19. Ma il Paese resta al momento inchiodato da questa crisi nella maggioranza perdurante da settimane.