Questo è quanto emerge dal Focus dall’Instant Report Covid-19, curato dall’Università Cattolica

Dice il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: «Sta arrivando, anche da noi, un’impennata di contagi dopo Gran Bretagna, Irlanda e Germania: non sarà facile, dobbiamo fare ancora dei sacrifici». Parlando al Tg3, il premier annuncia così l’arrivo della terza ondata di contagi, considerata imminente da buona parte degli esperti, alcuni dei quali chiedono l’inasprimento delle misure restrittive per limitare la diffusione del virus. Nel frattempo, però, c’è chi ha cercato di quantificare l’impatto della prima e della seconda ondata, mettendone in risalto le differenze. Dal Focus dell’Instant Report Covid-19, un’iniziativa dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi sanitari dell’Università Cattolica, emergono significative differenze. Prendendo in considerazione uno stesso numero di giorni – 109 –, la seconda ondata di contagi ha coinvolto un numero di italiani 8 volte superiore rispetto alla prima. Nella prima ondata, che va dal 24 febbraio all’11 giugno, 236.134 persone hanno contratto il virus. Nella seconda ondata, dal 14 settembre al 31 dicembre, il numero di contagiati è stato pari a 1.822.841. Un dato impressionante, forse, però, influenzato anche dal numero di tamponi effettuati. Pur mostrando alcune differenze nelle modalità di gestione dei pazienti positivi, la percentuale di quanti sono stati ricoverati in terapia intensiva è pressoché simile: il 10,6% nella prima e il 9,3% nella seconda ondata. Qualche curiosità, a margine: nel corso della prima ondata, il picco giornaliero è stato registrato il 21 marzo, con 6.557 positivi, a 27 giorni dall’inizio; nella seconda ondata il picco giornaliero è stato di 40.902 casi e si è raggiunto il 13 novembre, al 61/mo giorno.

Durante la prima ondata, il numero più alto di deceduti è stato raggiunto nel corso della quinta settimana mentre nella seconda in occasione della dodicesima settimana: a perdere la vita sono state rispettivamente 5.303 e 5.147 persone. Tuttavia, la prima ondata è stata più letale della prima: la letalità media apparente (settimanale) della prima ondata è stata del 14,9%, quella della seconda ondata dell’1,9% (7 volte inferiore). Per quanto riguarda il tasso di positività – ovvero il rapporto tra nuovi casi e tamponi effettuati –, nella prima ondata ha raggiunto il massimo il 15/mo giorno, quando è stato pari al 46%, mentre nella seconda ondata il massimo valore si è raggiunto dopo 61 giorni ed è stato pari al 17,9%.