Politiche attive in forte ritardo, mentre si parla di ulteriori settimane

Neanche il tempo di ragionare sulle dodici settimane di ammortizzatori sociali introdotte con la legge di bilancio, che la discussione si sposta sulla loro eventuale proroga con il prossimo decreto Ristori, giunto alla sua quinta edizione. Dopo quasi un anno, siamo di fatto quasi al punto di partenza, nonostante i limiti che il sistema ha messo in luce più e più volte. La scelta dell’esecutivo, fin da subito, è stata quella di finanziare le singole settimane di cassa integrazione con causale Covid-19, un meccanismo che sicuramente ha garantito a milioni di lavoratori un sostegno al reddito, ma ha anche favorito un certo numero di aziende che hanno approfittato dello strumento per abbattere i costi del lavoro, pur non essendo interessate direttamente dagli effetti della pandemia sull’economia. Dal miliardo di costi stimati iniziali per settimana, si è scesi a circa 500 milioni, proprio per effetto del cosiddetto tiraggio delle ore autorizzate. Ora si parla di uno stanziamento ulteriore di 5 miliardi, cosa che lascia ipotizzare una ulteriore proroga nell’ordine delle 12 settimane da utilizzare entro il 30 giugno. Resta in piedi l’incognita, più volte segnalata dalla Ugl e dalle altre sigle sindacali, delle politiche attive che, oggettivamente, stentano a partire. Sempre in legge di bilancio, è prevista la garanzia per l’occupabilità, uno strumento simile all’assegno di ricollocazione.