In aumento gli occupati, ma la vera questione è l’assenza di politiche attive

Crescono gli occupati nel nostro Paese, ma, soprattutto, aumentano gli inattivi, cosa che finisce per allargare a dismisura l’area degli sfiduciati cronici che non intravedono prospettive utili nei prossimi mesi. Il vero elemento che emerge con chiarezza dai dati Istat è proprio questo. Nel mese di novembre, infatti, a fronte della crescita degli occupati nell’ordine di 63mila unità, si registra un aumento degli inattivi per 73mila unità, 10mila in più. Il forte calo della disoccupazione (-168mila unità) è quindi in larga parte dovuto proprio a questo scivolamento progressivo e pericoloso verso l’inattività, un aspetto che rischia di aumentare in maniera esponenziale nei prossimi mesi nel momento in cui verranno meno gli ammortizzatori sociali e gli altri strumenti di sostegno al reddito. Del resto, Cgil, Cisl, Uil e, soprattutto, Ugl, primo sindacato a porre la questione, insistono da tempo sulla assoluta carenza di politiche attive del lavoro. La riqualificazione professionale è infatti molto in ritardo, con il risultato che larga parte della forza lavoro oggi si ritrova con competenze non più spendibili nel mondo del lavoro. Anche la scelta del governo di destinare l’assegno di ricollocazione ai soli fruitori del reddito di cittadinanza sicuramente non aiuta, soprattutto nel momento in cui gli stessi comuni stanno incontrando notevoli difficoltà a attuare i progetti di pubblica utilità.