Le pmi sembrano in ritardo, mentre va meglio nelle telecomunicazioni

Il rischio numero uno è che, alla fine della giostra, larga parte delle risorse disponibili finisca alle grandi imprese nell’ambito di processi di ristrutturazione complessi e dagli esiti non sempre adeguati. Il rischio numero due è che, ancora peggio, una parte ancora maggiore dello stanziamento rimanga inoptato a causa della mancata sottoscrizione degli accordi sindacali entro il 31 dicembre scorso. Sul Fondo nuove competenze, la ministra del lavoro, Nunzia Catalfo, e le stesse parti sociali ripongono grande speranza. Dopo i lunghi mesi di solo sostegno al reddito, si è finalmente messo in moto un meccanismo virtuoso di politiche attive, centrale in un momento di profondi cambiamenti organizzativi nel mondo del lavoro. Già nelle scorse settimane, però, Cgil, Cisl, Uil e Ugl e le associazioni datoriali, direttamente o per il tramite degli enti paritetici per la formazione continua, avevano fatto notare la difficoltà oggettiva nel definire entro poco tempo accordi collettivi molto complessi, arrivando così a chiedere una proroga della scadenza di fine d’anno. Anche l’Anpal, pur segnalando alcuni vincoli relativi alla gestione di risorse comunitarie, aveva aperto alla richiesta. Al momento, però, l’unica data che è slittata è quella della definizione pratica dei percorsi formativi. Intanto, proprio ieri è arrivato il via libera al piano digitale della Sirti, che si aggiunge a Tim e Vodafone.