Slitta l’apertura della Scuola secondaria. In crescita la dispersione scolastica. Governo, senza un piano vero, fa slittare la ripresa all’11 gennaio.

L’ennesimo dietrofront o promessa mancata del Governo, in particolare di Conte e Azzolina, sulla riapertura della scuola secondaria superiore al 50% in presenza, deciso soltanto ieri sera, 4 gennaio, a soli due giorni dalla “strapromessa” apertura del 7 gennaio, slittata poi all’11 gennaio, in assenza di un degno piano soprattutto in termini di Trasporto pubblico locale – come ammesso dalla ministra dei Trasporti nel corso di un drammatico vertice di Governo – non può essere l’unica risposta sia alla pandemia sia all’offerta educativa del nostro Paese. Dalla ricerca «I giovani ai tempi del Coronavirus» condotta da Ipsos per Save the Children su un campione di adolescenti tra i 14 e i 18 anni, intervistati per comprendere le loro opinioni, stati d’animo e aspettative, si apre un vero e proprio abisso sulla realtà dei nostri ragazzi. Per il 25% degli adolescenti che vivono e studiano nel nostro Paese è negativo il bilancio dei mesi di didattica a distanza (Dad), probabilmente non sfruttata nel migliore dei modi, che ha coinvolto oltre due milioni e mezzo di ragazze e ragazzi delle scuole superiori di secondo grado. Almeno un loro compagno di classe dal lockdown di questa primavera ad oggi avrebbe smesso di frequentare le lezioni. Addirittura un quarto di essi ritiene che siano più di tre i ragazzi che non partecipano più alle lezioni.
Le difficoltà denunciate emergono più chiaramente attraverso la “freddezza” dei numeri. Ne riferiamo i principali: più di uno studente su tre (35%) si sente più impreparato di quando andava a scuola in presenza e il 35% quest’anno deve recuperare più materie dell’anno scorso. Quasi quattro studenti su dieci dichiarano di avere avuto ripercussioni negative sulla capacità di studiare (37%). Gli adolescenti dicono di sentirsi stanchi (31%), incerti (17%), preoccupati (17%), irritabili (16%), ansiosi (15%), disorientati (14%), nervosi (14%), apatici (13%), scoraggiati (13%), in un caleidoscopio di sensazioni negative di cui parlano prevalentemente con la famiglia (59%) e gli amici (38%), ma che per più di uno su cinque rimangono un pesante fardello da tenersi dentro (22%). Con la Dad si è accentuato il fenomeno delle assenze prolungate che sono, di fatto, l’anticamera della dispersione: dai dati raccolti si stima che «circa 34mila studenti delle scuole secondarie di secondo grado potrebbero aggiungersi a fine anno ai dispersi della scuola». Tutt’altro che fuori dalla realtà, solo uno su quattro tra ragazze e ragazzi, guardando al futuro, pensa che «tornerà tutto come prima» (26%). La stessa percentuale ritiene che «continueremo ad avere paura», mentre il 43% pensa che «staremo comunque insieme in modo diverso, più on line».