In attesa dei Pola, Movimento 5 Stelle e Partito democratico si dividono

Poche settimane e le pubbliche amministrazioni dovranno dotarsi dei cosiddetti Pola, vale a dire i piani operativi per il lavoro agile, ma non mancano i punti di scontro che ora si estendono anche al lavoro privato. Come noto, nonostante la generale impreparazione – è sufficiente ricordare come nell’agenda digitale nazionale, aggiornata appena a marzo del 2020, quindi alla vigilia del primo durissimo lockdown da Covid-19 non vi è traccia di smart working – la nostra pubblica amministrazione ha abbracciato con entusiasmo la nuova esperienza, riuscendo però soltanto in alcuni casi a coniugare le diverse esigenze, dal contenimento dei contagi alla erogazione dei servizi essenziali. Questa difficoltà è emersa in tutta la sua evidenza soprattutto negli enti locali, già alle prese con una forte contrazione del personale dipendente, e nell’Inps, dove si è scatenata la tempesta perfetta, con larga parte del personale in smart working e un carico di lavoro senza precedenti. intanto, mentre i sindacati continuano a chiedere un confronto più strutturato – finora le ministre Fabiana Dadone, funzione pubblica, e Nunzia Catalfo, lavoro, hanno convocato le sigle confederali, dalla Cgil alla Ugl, in maniera spot -, sembra emergere uno scontro pure in seno al governo. Il Movimento 5 Stelle, infatti, starebbe spingendo per una legge in materia di lavoro, mentre il Partito democratico vorrebbe lasciare spazio alla contrattazione collettiva.