Ma restano le tensioni nella maggioranza, mentre Renzi ribadisce la sua linea: «Stiamo discutendo del futuro, non di piccole polemiche di parte»

A parole, il premier Giuseppe Conte, va avanti per la sua strada. «Dobbiamo riprendere con la massima lena la discussione sul Recovery Plan. Si può discutere di tutto, ma dobbiamo discutere nel merito, ne va della credibilità del paese nell’UE. Non ci possiamo permettere distrazioni», ha rimarcato infatti oggi intervenendo in videoconferenza all’inaugurazione del Data Center di Modena. E per scongiurare qualsiasi ulteriore tensione oggi sono stati avviati i tavoli di confronto con le delegazioni dei partiti di maggioranza (andranno avanti fino alle 19, oggi con M5s e Pd, domani mattina con Italia Viva e Leu). Ma la crisi i renziani l’hanno evocata eccome. Le parole di ieri di Ettore Rosato sembravano quasi non lasciare spazio alle trattative e oggi la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, è tornata a chiedere in un’intervista al Corriere della Sera una svolta al presidente del Consiglio. Sul nodo c’è il Recovery Plan, ma anche la manovra è un dossier che scotta. Sul tema è tornato a farsi sentire anche il leader di Italia Viva, Matteo Renzi: «Stiamo discutendo di come affrontare l’emergenza coronavirus: non si può continuare a dire andrà tutto bene e non si possono colpevolizzare i cittadini, l’Italia è purtroppo il paese con il più alto numero di morti. Di fronte a questo record negativo noi diciamo che bisogna mettere più soldi sulla sanità. Ecco di cosa stiamo discutendo: di come gestire il futuro non di piccole polemiche di parte». Quindi è tornato a ribadire: «I soldi che ci dà l’Europa mettiamoli sulla sanità: si chiama Mes, sono 36 miliardi di euro per i nostri ospedali, dottori, studenti. E io penso che questa cifra sia da prendere subito. Lega e 5 Stelle dicono di no perché sono populisti anti-europei come al tempo del Conte I. Quindi noi diciamo sì al Mes e prendiamo i nove miliardi originariamente dedicati dal Recovery Fund alla sanità e mettiamoli su cultura e turismo, argomento di cui nessuno parla». Non sarà facile mediare su alcuni punti e anche dal Pd – come riferisce un retroscena del Corriere della Sera – c’è chi avverte, Dario Franceschini su tutti, che in caso di rottura l’unica via di uscita sarebbe quella rappresentata dalle elezioni anticipate. Intanto al premier arriva la sponda del M5s tramite il capodelegazione Alfonso Bonafede. «Convocare le delegazioni della maggioranza sul Recovery Plan – ha scritto su Facebook – è un’iniziativa ottima. Questo pomeriggio, la prima a essere ascoltata sarà la delegazione del M5S. Come sempre, ci confronteremo in maniera costruttiva, nella consapevolezza che il Recovery Plan rappresenta un’occasione da non sprecare».