Lo riferisce un rapporto della FAO sullo Stato della pesca

Il settore della pesca, che impiega decine di migliaia di persone, non è ancora sostenibile, dicono i dati che abbiamo a disposizione. Qualche nota positiva, però, c’è. L’ultimo rapporto della FAO – l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura – sullo Stato della pesca nel Mediterraneo e nel Mar Nero (un report che viene pubblicato ogni due anni dal Consiglio Generale per la pesca nel Mediterraneo) riferisce di un segnale positivo proveniente proprio dal Mediterraneo, che ci riguarda direttamente in quanto italiani, e dal Mar Nero. Una cosa che non si registrava da decenni. Secondo la FAO, nonostante il 75% degli stock ittici sia ancora sovra sfruttata, tra il 2014 e il 2018 questa percentuale è diminuita di oltre il 10%. A migliorare, in particolare, è il nasello nel Mediterraneo e il rombo chiodato del Mar Nero. «Pur nella consapevolezza che vi sia ancora molto lavoro da fare per rendere sostenibile il settore della pesca, per la prima volta cominciamo a intravedere un’inversione di rotta dei trend più preoccupanti», osserva il segretario esecutivo del Gfcm, Abdellah Srour. Attualmente sono 10 i piani di gestione della pesca pluriennali attualmente in vigore, che coinvolgono oltre 4 mila pescherecci. Quello della pesca è un settore importantissimo, ricordiamo: tanti sono i posti di lavoro coinvolti e che vanno tutelati. Secondo il report, il contributo che il settore del Mediterraneo e del Mar Nero offre alle economie regionali è di 9,4 miliardi di dollari, generando ricavi diretti, 225 mila posti di lavoro bordo e una sussistenza a 785 mila persone.