Ma intanto è terremoto nel M5s

«Ieri c’è stato un passaggio parlamentare che ha sancito la coesione delle forze di maggioranza, un passaggio che dà un chiaro mandato all’Italia a partecipare ai lavori del Consiglio europeo per completare la riforma del Mes». Queste le parole del premier Giuseppe Conte, arrivando al Consiglio europeo a Bruxelles. In effetti ieri Conte ha superato, anche al Senato, l’ostacolo del Mes, ma non sono pochi gli strascichi del giorno dopo. Perché se da una parte è Italia Viva a evocare la crisi di governo – ieri in Aula duro attacco di Matteo Renzi, che ha criticato il metodo del premier che mira all’ennesima task force per la gestione del Recovery Plan, meccanismo non gradito anche dal Pd –, dall’altra emergono, come al solito di questi tempi, malumori diffusi. Come quelli raccolti, tra gli altri, dall’agenzia AGI, che riferisce di quattro deputati (Fabio Berardini, Carlo Ugo de Girolamo, Antonio Lombardo e Mara Lapia) fuori dal gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle perché, è la motivazione l’indomani dell’approvazione della riforma del Mes, sono stati «traditi i nostri valori fondamentali». Nel frattempo il centrodestra è al lavoro ad un maggior coordinamento «per garantire un’opposizione sempre più costruttiva e coesa soprattutto sui temi economici che stanno confermando l’inadeguatezza dell’attuale governo». L’iniziativa, stabilita dopo un vertice che si è tenuto oggi alla Camera, è già operativa. «La coalizione – viene spiegato in una nota congiunta – ha iniziato a lavorare sulle prossime scadenze parlamentari a partire dalla legge di bilancio, anche con il coinvolgimento delle Regioni di centrodestra, per ribadire posizioni comuni su ristori, Recovery Fund, emergenza sanitaria, aiuti per famiglie e imprese».