Conte prende ancora tempo: acqua alta in Cdm sul Recovery Fund. Meglio (per lui) evitare una spaccatura di Governo prima di presentarsi a Bruxelles, giovedì e venerdì, per il Consiglio europeo. A mani quasi vuote

Terminato il confronto di oggi in Parlamento sulla riforma del Mes, si sarebbe dovuto svolgere un Cdm sul Recovery Fund e invece, quella di stasera, sarà molto probabilmente una “semplice” riunione di Governo. Così, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, eviterebbe di presentarsi a Bruxelles, in occasione del Consiglio europeo di domani e dopodomani, con un esecutivo spaccato, in via di dissoluzione, a causa del dissenso di Italia Viva sulla governance con la quale gestire le risorse europee del Recovery Fund. Prendere tempo – ancora altro che si aggiunge al ritardo nel presentare il piano di rilancio e al veto di Polonia e Ungheria – per cercare «un punto di mediazione» può essere per Conte una soluzione. Ma la spaccatura è plateale, resterà “agli onori delle cronache”, tanto che a Bruxelles c’è preoccupazione. Conte infatti arriverà giovedì e venerdì disarmato: con un sì, strappato a forza, sulla riforma del Mes e con un (altro) nulla di fatto sul Recovery. Rischio rottura? «Spero proprio di no, ma temo di sì», ha detto il leader di Italia Viva Matteo Renzi. Il nodo è la struttura della cabina di regia o task force, che Italia Viva ritiene come una sorta di commissariamento dei ministri, con super poteri al premier e potere di sostituzione in mano ai 6 manager nel caso di inadempienza delle amministrazioni. «Perché insistere su una misura che sostituisce il governo con una task force, la seduta del Parlamento con una diretta Facebook e che, addirittura, pretende di sostituire i Servizi segreti con una fondazione privata voluta dal premier? È una follia. Noi abbiamo mandato a casa Salvini per non dargli i pieni poteri, ma non è che i pieni poteri li diamo a Conte». Il paradosso, in effetti, è avocare a sé maggiori poteri e circondarsi di una cabina di regia con 6 manager e probabilmente 90 tecnici, sostitutivi di alcuni ministri. Le parole di Renzi e le minacce delle sue ministre e parlamentari restano agli atti. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in caso di caduta del Governo, non sarebbe disposto a un rimpasto, ma a un ritorno alle urne. Tutto si rispecchia incredibilmente con l’acqua alta a Venezia, che senza azionamento del Mose ha di nuovo allagato strade, piazze, chiese, negozi e imprese già in difficoltà: troppo lunghi (48 ore) i tempi per attivarlo, imprecise e intempestive le previsioni meteo, troppo lunga la catena di comando.