Il report sulle pubbliche amministrazioni conferma benefici e forti criticità

In attesa che le singole pubbliche amministrazioni procedano alla definizione dei cosiddetti Pola, vale a dire i piani operativi per il lavoro agile, dal ministero della funzione pubblica arriva un primo rapporto sull’utilizzo dello smart working nelle amministrazioni pubbliche. Si tratta di un report basato su di un campione di circa 1.500 amministrazioni per un totale di 300mila lavoratori e lavoratrici coinvolte. A conti fatti, parliamo quindi di meno del 10% del totale, con una doppia valutazione nel corso dei primi nove mesi dell’anno. Il picco per lo smart working si è raggiunto nel mese di maggio con una media del 64%; un dato che deve far riflettere, considerando quelli che sono i vincoli numerici introdotti dalla normativa vigente per la definizione dei Pola. La situazione è comunque molto diversa a seconda delle amministrazioni, tanto è vero che le amministrazioni centrali hanno toccato punte medie, sempre a maggio, dell’87% ed ancora a settembre, quindi prima dei Dpcm che hanno istituito le regioni a tre colori, viaggiavano intorno al 71%. Scorrendo il dato relativo all’impiego del lavoro agile negli enti locali (50% a maggio; 30% a settembre), si rafforza la critica formulata in particolare dalla Ugl durante l’audizione sul disegno di legge di bilancio: corrette le assunzioni nelle amministrazioni centrali, ma la grande sofferenza in termini di personale è nei comuni.