I governatori criticano la scelta dell’esecutivo: «Contrasta con lo spirito di leale collaborazione, sempre perseguito nel corso dell’emergenza»

Durante l’emergenza sanitaria, con le sue scelte, il governo ha scontentato sempre qualcuno. Questa volta, ad esprimere qualche malumore, sono state le Regioni e le Province autonome. Cosa è successo? Per capirlo, bisogna fare un passo indietro. Ai governatori delle Regioni italiane non è piaciuto il modus operandi dell’esecutivo nella stesura dell’ultimo dpcm, quello con le misure restrittive che gli italiani dovranno rispettare nel corso delle festività natalizie. Secondo i governatori, il governo ha approvato il decreto «in assenza di un preventivo confronto con le Regioni». Una scelta che «contrasta con lo spirito di leale collaborazione, sempre perseguito nel corso dell’emergenza, considerato peraltro che la scelta poteva essere anticipata anche nel corso del confronto preventivo svolto solo 48 ore prima». Questo modus operandi non è nuovo – a lamentarsene è stata anche l’opposizione, in questi mesi – e che questa volta, hanno osservato le Regioni, «non ha consentito di portare all’individuazione delle soluzioni più idonee per contemperare le misure di contenimento del virus e il contesto di relazioni familiari e sociali tipiche del periodo delle festività natalizie». Da Palazzo Chigi, che ha annunciato una conferenza stampa del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per le 20:15, nessun commento. Le Regioni (e le forze d’opposizione) non sono le uniche a contestare le misure restrittive. A farlo è anche un pezzo (minoritario, ma con un peso enorme negli equilibri politici) della maggioranza: secondo quanto riferiscono le agenzie di stampa, citando fonti parlamentari, venticinque senatori del Partito democratico, che a Palazzo Madama ha 35 rappresentanti, hanno inviato una lettera al loro capogruppo, Andrea Marcucci. Con la missiva, gli chiedono di «attivarsi con il governo affinché lo spostamento tra Comuni nelle giornate del 25 e 26 dicembre e 1 gennaio possa avvenire, per consentire a persone che vivono in Comuni medio-piccoli di ricongiungersi per poche ore con familiari che abitano in altri Comuni». Sullo sfondo, infine, anche la “fronda” di una parte del Movimento 5 stelle (52 deputati e 16 senatori) che intendono opporsi alla riforma del Mes, approvata dall’Eurogruppo con il benestare del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, che sarà votata dal Parlamento nei prossimi giorni.