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Dal ministero della funzione pubblica assicurano che, a breve, saranno pronte le linee guida definitive per l’adozione dello smart working nella pubblica amministrazione, con particolare riferimento agli enti locali. Intanto, però, diversi comuni hanno iniziato a muoversi, rendendosi conto di quanto sia difficile far quadrare i conti con un personale sempre più ridotto e, molto spesso, avanti con gli anni, con l’aggiunta, peraltro, di un aspetto non secondario: il rapporto di lavoro è quantificato in ore dedicate, prima ancora che in obiettivi, per cui diventa difficile misurare l’effettiva produttività del singolo dipendente in rapporto ai risultati. La norma, immaginata in tempi del Covid-19, prevede la definizione dei Piani Organizzativi del Lavoro Agile, in sigla Pola, con un coinvolgimento fino al 60% della platea con modalità differenti. La questione, però, è che se per determinati uffici il lavoro da remoto non comporta particolari controindicazioni, nel caso dei comuni la situazione diventa praticamente ingestibile, stante comunque la necessità di tenere aperti larga parte degli sportelli al cittadino. Così, mentre la legge di bilancio apre alle assunzioni nelle amministrazioni centrali, gli enti locali si ritrovano a dover mettere in cantiere un’ulteriore riduzione di personale, con pochi margini per assumere, come evidenziato anche dalla Ugl nel corso dell’audizione parlamentare.