Lo dice uno studio coordinato dall’University College di Londra

Pur essendo mutato, il virus SarsCoV2 non dovrebbe essere diventato più contagioso per l’uomo. A sostenerlo è uno studio coordinato dall’University College di Londra pubblicato sulla rivista Nature Communications. I ricercatori sono arrivati a questa conclusione, dopo aver analizzato i genomi virali prelevati da oltre 46.000 pazienti positivi al coronavirus, sparsi in 99 Paesi del mondo. Lo studio ha certificato 12.706 mutazioni, indotte per lo più dall’azione del sistema immunitario dell’uomo. Nessuna di queste, però, appare aver dato un particolare vantaggio evolutivo al coronavirus. Tra le mutazioni, 398 si sono sviluppate in più occasioni e in maniera indipendente. In particolare, ne sono state analizzate 185 che nel corso della pandemia sono comparse in almeno tre occasioni in maniera indipendente. Collocandole nell’albero evolutivo del virus, sono riusciti a osservare che nessuna di queste ha dato un particolare vantaggio ai virus portatori: nessuna mutazione ha aumentato la trasmissibilità, neppure la famosa mutazione D614G della proteina Spike. Gli esperti hanno chiesto di «restare vigili», spiegando che il vaccino potrebbe incrementare la pressione selettiva sul virus, favorendo lo sviluppo di nuove forme mutanti. Niente di allarmante, però: «Siamo convinti che riusciremo a individuarle prontamente in modo da adattare i vaccini per tempo, se necessario», ha affermato il coordinatore dello studio, Francois Balloux dell’Ucl.