di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Nello stesso giorno della scomparsa di Maradona, sono arrivati i nuovi dati sulla situazione economica e sociale, sempre più drammatica, del nostro Mezzogiorno, riportati dallo Svimez. Le due notizie sono diversissime eppure qualcosa in comune ce l’hanno. Il “pibe de oro”, celebrato per le sue ineguagliabili doti calcistiche, entusiasmava anche per qualcos’altro: era il simbolo della rivincita del Sud. Della sua Argentina come di Napoli, dove era andato a giocare e vincere, che lo aveva sin da subito considerato un suo cittadino, ma anche dell’intera America Latina, di tutto il Mezzogiorno. Insomma, del Sud del mondo in cerca di riscatto. Il talento che riesce a imporsi sull’emarginazione, portando un uomo del popolo, solo grazie alle sue forze, in “cima al mondo”, in grado, per una volta, di poter dire la propria, di confrontarsi alla pari coi potenti, del calcio e non solo. Provando a farsi portavoce degli altri, rimasti ai margini. Una storia avvincente, nonostante le ombre del personaggio, tutto genio e sregolatezza. Da una parte una vicenda di affermazione personale, dall’altra i dati su una crisi collettiva fotografati dallo Svimez. Il Sud, in questo caso il nostro Meridione d’Italia, che già da decenni soffre di un profondo gap economico e sociale che lo allontana dalle altre Regioni del Paese, a causa della crisi Covid ha visto peggiorare significativamente la propria situazione. Il divario storico fra Sud e Centro-Nord si è ulteriormente accentuato. Secondo le stime, l’emergenza Covid-19 è costata al Meridione 10 miliardi di euro al mese e un crollo dell’occupazione del 12% nei primi tre trimestri del 2020, ovvero 280 mila posti di lavoro bruciati. Preoccupa, inoltre, il forte differenziale che emerge dai dati relativi alla ripresa. Se nel 2021, infatti, il Pil del Centro-Nord crescerà del 4,5%, al Sud l’incremento sarà pari soltanto all’1,2%, un divario inaccettabile che fotografa l’esistenza di due Italie. Le misure adottate finora dal Governo si sono rivelate dei meri palliativi, compreso il reddito di cittadinanza, che, come sottolinea il rapporto, ha finito per allontanare dal mercato del lavoro, invece di richiamare persone in cerca di occupazione. Per fare in modo che per affermarsi, o quantomeno per conquistare una posizione di tranquillità economica, nel Sud non sia necessario avere doti eccezionali nel calcio o in qualunque altro settore, occorre intervenire con urgenza. La ripresa del Sud deve passare attraverso misure che coinvolgano l’intero territorio, con provvedimenti volti a creare reddito, non soltanto a trasferirlo mediante sussidi a pioggia. La chiave di volta deve essere una massiccia opera di sburocratizzazione e semplificazione che sblocchi gli investimenti infrastrutturali indispensabili per ridurre la forbice economica e occupazionale e rafforzare, al contempo, la coesione nazionale. Dobbiamo agire al più presto, specie ora che la crisi Covid ha aggravato le diseguaglianze. Al Sud serve una storia di riscatto collettivo e duraturo.