Cancellare il debito e riformare il Mes, l’idea del “compagno” Sassoli. Il presidente del Parlamento UE lancia una proposta da far tremare i “palazzi di vetro” delle istituzioni e anche i mercati

Mentre oggi i 27 leader europei si incontrano in un summit virtuale sullo stop al Recovery Fund imposto dal veto di Ungheria, Polonia e Slovenia, c’è un “kamikaze” che si aggira per l’Europa. Il kamikaze che non ti saresti mai aspettato è David Sassoli, niente di meno che il presidente del Parlamento europeo. Sassoli giorni fa ha proposto, per uscire dalla crisi conseguente alla pandemia, di cancellare i debiti accumulati dai governi (idea non proprio sua ma di Paul Krugman e Jeffrey Sachs negli anni ’80) per rispondere al Covid e creare un nuovo Mes nel perimetro giuridico delle istituzioni europee, mandandolo così sostanzialmente in soffitta, dove onestamente si era già relegato da solo. Propone inoltre di rendere gli Eurobond strumento permanente dell’Ue e riformare i trattati per eliminare il diritto di veto in tutti gli ambiti della politica dell’Unione. Apriti cielo: il primo a dissociarsi è stato il segretario del partito da cui Sassoli proviene, il PD, ovvero Nicola Zingaretti il quale ha avvisato: «Non riparta la gara tra chi la spara grossa». Il leader della Lega, Matteo Salvini, su Twitter ha scritto: «Dopo mesi di resistenza l’establishment europeo riconosce la validità delle nostre proposte». Sassoli non si spaventa, insiste. «In questo momento serve coraggio – ha dichiarato a Repubblica – siamo in un passaggio decisivo per l’Unione e non ci possono essere tabù nell’affrontare gli strumenti che hanno caratterizzato la fase precedente». Come dargli torto? Chi non è d’accordo con lui sostiene che, date le condizioni attuali (spread ai minimi storici) una soluzione simile danneggerebbe le famiglie e le banche che hanno acquistato i titoli degli Stati che decidono di cancellare il debito. Ma Sassoli ha detto di più: «Gli strumenti devono essere al servizio della politica, non guidarla», parlando a Restart, su Rai 2. Roba sovranisti e come tale da far tremare i palazzi di vetro. Oggi gli ha risposto non solo il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, dichiarandosi d’accordo «con quello che ha detto il Presidente del Parlamento europeo», fatto non irrilevante che potrebbe mettere in difficoltà i già precari equilibri interni alla maggioranza – il soccorso chiesto a Forza Italia per la legge di Bilancio ne è la dimostrazione più lampante -, ma soprattutto la presidente della Bce, Christine Lagarde. «Non mi chiedo neppure» quale sarebbe l’impatto di una eventuale cancellazione del debito sui bilanci e sulla posizione della Bce, «perché questa sarebbe una violazione del Trattato», così, molto netta,  nel corso di un colloquio con la Commissione Affari Economici e Monetari del Parlamento Europeo, a una domanda dell’europarlamentare italiano della Lega Marco Zanni. Nella comunicazione, le parole non dette sono le più importanti e preziose.