Crollo dell’occupazione per tutte le posizioni; pagano soprattutto i giovani

Una vera e propria ecatombe di posti di lavoro. Dal report dell’Istat, in allegato ad una audizione parlamentare, emerge chiaramente quanto il settore del commercio abbia subito i danni dell’emergenza Covid-19. Il confronto è fra il secondo trimestre del 2019 con lo stesso periodo di quest’anno. Il secondo trimestre, che viene preso come parametro anche per i ristori a fondo perduto, rientra solo parzialmente nel primo pesante lockdown, che, come si ricorderà, è andato da marzo ai primi giorni di maggio, con tutta una serie di attività che avevano già ripreso le attività da aprile. Nel periodo considerato, sono quasi 200mila i posti di lavoro in meno nel solo commercio. Larga parte di questo crollo si è concentrata soprattutto nel commercio al dettaglio, meno in quello all’ingrosso. La contrazione ha investito sia il lavoro dipendente che quello indipendente, più o meno con la medesima intensità. A differenza di altri settori produttivi, in questo caso l’incidenza maggiore è nella componente maschile, mentre rientra nella media il dato relativo al fattore età. I giovani sono stati più penalizzati rispetto agli addetti con più di cinquant’anni. A conti fatti, sono mancate soprattutto le nuove assunzioni. Sul fronte territoriale, la riduzione dei posti di lavoro si è distribuita in maniera proporzionale, pure se, ancora una volta, l’impatto maggiore si è registrato nel Mezzogiorno.