Crescono gli occupati, ma quasi sempre con contratti a breve scadenza

Mentre non accenna a placarsi la polemica a distanza fra il presidente di Anpal, Domenico Parisi, e larga parte del mondo politico, non solo dell’opposizione, ma anche all’interno della stessa compagine di maggioranza – una polemica, è opportuno chiarire, che investe soprattutto il mancato operato del suo numero uno che l’Agenzia nel suo complesso che, viceversa, come ha evidenziato l’Ugl anche in occasione della videoconferenza con la ministra Nunzia Catalfo sta dando prova di efficienza nei suoi vertici amministrativi -, arrivano i dati relativi al reddito di cittadinanza. Visto il volume delle famiglie coinvolte, si tratta di numeri che, come al solito, possono essere letti in mille modi diversi. Al 31 ottobre scorso, i beneficiari del reddito di cittadinanza tenuti a sottoscrivere il patto per il lavoro erano poco meno di 1,4 milioni; di questi poco più di 350mila sono stati successivamente impiegati in un rapporto di lavoro. In circa due mesi, quindi, la percentuale di coloro che hanno fatto almeno un giorno di lavoro è cresciuta dal 18,7% al 25,7%. La questione, però, è sempre la stessa: si tratta in larga di lavoro a tempo determinato, tanto è vero che i contratti di lavoro attivi, sempre al 31 ottobre, erano solo 192mila. I contratti a tempo indeterminato rappresentano appena il 15,4%, nonostante gli incentivi fiscali e contributivi. Poco più del 9% dei contratti a tempo determinato ha una durata superiore all’anno.