Lo riferisce un’analisi della Coldiretti sull’impatto economico e sociale dell’ultimo dpcm

Un italiano su quattro è in zona rossa. A riferirlo un’analisi della Coldiretti che ha stimato l’impatto economico e sociale dell’ultimo dpcm che divide il Paese in zone – gialle, arancioni e rosse –, a seconda del rischio contagio da coronavirus. Le misure più restrittive, dunque, riguardano il 27% della popolazione italiana, che risiede in una manciata di regioni. Quattro, in tutto. Con 10,1 milioni di abitanti, la Lombardia è la regione più colpita. Seguono il Piemonte (4,3 milioni), la Calabria (1,9 milioni) e la Valle d’Aosta. Ad essere coinvolta, sottolinea l’analisi, è solo una parte del Paese, che però offre un contributo notevole all’economia italiana, producendo circa un terzo del PIL, con la Lombardia che da sola ne genera il 22%. A farne le spese, denuncia l’analisi di Coldiretti, è tra gli altri il settore della ristorazione e di riflesso anche la filiera alimentare: nelle zone rosse e in quelle arancioni, le attività di ristorazione sono sospese. Infatti il dpcm consente soltanto la consegna a domicilio, fino alle 22, e vieta la consumazione sul posto o nelle vicinanze dei locali. Quanti sono, però, le attività della ristorazione che operano nelle zone rosse? A rispondere a questa domanda è sempre la Coldiretti, riferendo che sono 86.647 tra ristoranti, bar, mense e pizzerie, che generano un fatturato annuale di oltre 22 miliardi di euro.