Presidenziali Usa 2020: tra Trump e Biden è testa a testa. Dopo vent’anni, il conflitto politico rischia di arrivare alla Corte Suprema

La partita per la presidenza USA di Donald Trump è ancora aperta. Non solo perché ci sono da calcolare ancora i voti effettuati per posta nei tre Stati della “Rust Belt”, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, ma soprattutto perché l’esito delle elezioni più importanti per gli equilibri del mondo occidentale si è rivelato un testa a testa tra il presidente uscente e il suo avversario Joe Biden, che probabilmente arriverà fino alla Corte Suprema. Dunque non è stata la notte del trionfo democratico, così come da molti pronosticato e auspicato. A urne chiuse e dopo ore di scrutinio, ecco il risultato (intorno alle 13, ora italiana): 225 voti elettorali per il ticket Biden-Harris e 213 per Trump-Pence, con rispettivamente il 50,0% e il 48,4% dei voti, secondo l’aggregatore RealClearPolitics che tiene conto dei risultati dichiarati. Per ottenere la Casa Bianca ne servono 270. Stesso aggregatore che a urne ancora aperte aveva indicato un brusco calo di consensi per Biden negli Stati chiave, dove alla vigilia il candidato democratico era dato per sicuro vincitore. Al Senato, RealClearPolitics assegna 45 seggi ai Democratici (+1) e 47 ai Repubblicani (-1), mentre la situazione si ribalta alla Camera con i Democratici a 188 (-4) e i Repubblicani a 181 (+4). Che non ci sia stato un chiaro vincitore è un merito del presidente uscente e non del suo sfidante, convinto di riconquistare la Casa Bianca. Altri due dati importantissimi da rilevare: l’affluenza record con oltre 100 milioni di americani, pari al 65%, che hanno espresso il loro voto, e il ruolo dei social Twitter e Facebook i quali, avendo segnalato un post del presidente come «fuorviante» nel quale egli accusava i democratici di rubare le elezioni, confermano ancora una volta un ruolo tutt’altro che imparziale dei social media in questa difficile battaglia elettorale. Accuse di Trump arrivate dopo le dichiarazioni di Joe Biden, «vinceremo», e di Nancy Pelosi «vanno contati tutti i voti». Dunque più che il giorno della vittoria di Biden, oggi siamo probabilmente solo all’inizio della assai probabile battaglia legale sul voto degli Stati Uniti d’America, come nel 2000 tra Al Gore e Bush jr. Dopo vent’anni, il conflitto politico potrebbe arrivare alla Corte Suprema, dove a otto giorni dalle presidenziali è stata nominata, per volere di Trump, Amy Coney Barrett, giudice conservatore che ha spostato a favore dei repubblicani gli equilibri della Corte. Al momento restano in palio due Stati importanti dai quali si attende l’esito del voto postale, considerato a favore di Biden: la Pennsylvania (20 grandi elettori) e il Michigan (16 grandi elettori). Per arrivare alla Casa Bianca, Biden ha bisogno di conquistarne solo uno dei due.