La proposta di tamponi Covid-19 negli ambulatori convince pochi operatori

La proposta del ministro della salute, Roberto Speranza, e del supercommissario, Domenico Arcuri, non convince i sindacati dei medici di medicina generale. Alla luce della crescita esponenziale dei contagiati, frutto indiretto anche dell’incremento dei test effettuati dalle Asl, Speranza ed Arcuri hanno proposto un maggiore coinvolgimento dei medici di famiglia: a loro si chiederebbe di aprire gli ambulatori ai pazienti per effettuare il tampone necessario ad accertare la positività o la negatività al Covid-19. La proposta, però, è stata accolta con molta freddezza per una serie di ragioni, l’ultima delle quali è connessa agli aspetti economici della vicenda: il servizio in più, per i sindacati dei medici, andrebbe comunque retribuito, pur ammettendo la volontarietà della decisione. Maggiori perplessità nascono, però, pure da altri fattori, ad iniziare dal fatto che sono ormai mesi che i medici di medicina generale, come, del resto, i pediatri di libera scelta, che limitano gli accessi in ambulatorio, proprio per ridurre al massimo i rischi per i pazienti e gli stessi operatori. Le ricette sono ormai dematerializzate ed inviate via mail per superare il rischio contagio. L’altro grande limite è connesso alla stessa conformazione degli ambulatori, ambienti che spesso nascono per accogliere un numero limitato e che oggi sono insufficienti a gestire flussi di potenziali contagiati da Covid-19 nel rispetto del distanziamento sociale.