Con l’ultimo decreto, da oggi scattano le nuove chiusure e aumenta la Dad. Crescono le proteste, nelle piazze, ma non solo. Regioni, presidi, commercianti, imprenditori, lavoratori: tutti contro il Dpcm

Il decreto è in vigore solo dalla scorsa mezzanotte, ma le norme, già dopo le prime anticipazioni ufficiose, hanno scatenato le proteste di piazza. E non solo. Sul Dpcm si è riversata una pioggia di critiche da parte di istituzioni, parti politiche, categorie sociali. Nel merito le osservazioni mosse al decreto variano, ma nel complesso l’insoddisfazione verso l’ultimo provvedimento di Conte è pressoché generale. Stop per cinema e teatri. Ferme palestre e piscine, per di più dopo l’invito di Conte di solo una settimana fa a fare investimenti per migliorie al fine di rispettare il distanziamento. Bar e ristoranti chiusi dopo le 18.00 con ulteriori limitazioni per il servizio ai tavoli, ora di massimo 4 persone se non conviventi. Dad al 75% per le superiori. La “raccomandazione” – una novità anche dal punto di vista giuridico – a non invitare nessuno a casa ed a limitare il più possibile vita sociale e spostamenti. Norme inconsuete, anche perché a differenza di quanto avvenuto a marzo, con la distinzione secca, ma comprensibile, fra attività essenziali e non, stavolta si nota una certa arbitrarietà nella scelta di limitare solo alcune tipologie di attività lasciando maggiore libertà ad altre. Il weekend è stato segnato dalle proteste di Napoli, Roma e adesso si stanno aggiungendo altre città. Commercianti, ristoratori e gestori di palestre e piscine sono sul piede di guerra, ma anche molti esponenti del mondo culturale protestano per la chiusura di cinema e teatri. I dirigenti scolastici contestano la Dad per le superiori imposta dall’alto, affermando che «lede l’autonomia scolastica», così il presidente dell’associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli. Bonomi, leader di Confindustria, ha commentato negativamente il decreto: «Fatico a capire la direzione di questo Dpcm». Le Regioni si oppongono alle chiusure: «Il governo non ha ascoltato le nostre richieste». Avrebbero preferito la didattica a distanza al 100%, ma misure più leggere per il commercio.  Già da oggi la Val d’Aosta, Regione autonoma, stralcerà la norma che impone la chiusura dei locali alle 18. L’opposizione critica compattamente le scelte del governo, con l’intenzione della Lega di tentare di bloccare il Dpcm ricorrendo al Tar, ma anche molti esponenti della maggioranza prendono le distanze da un provvedimento che ha messo in luce le troppe inefficienze e omissioni nel prevenire gli effetti più nefasti della prevedibilissima seconda ondata. I difensori del Dpcm sono sempre meno. Persino i fautori del lockdown, come il consulente del ministro Speranza, Walter Ricciardi, sono insoddisfatti: per loro le chiusure sono ancora troppo poche, mentre il «virus in questo momento in alcune aree del nostro Paese dilaga incontrollato».