Luglio meno peggio di giugno, ma lo tsunami occupazionale continua

Il dato sicuramente più scioccante, che neanche la timida ripartenza di luglio può far venir meno, è quello relativo al numero di assunzioni in meno nei primi sette mesi dell’anno. Da gennaio, le assunzioni nel nostro Paese sono crollate del 38%. A causa del Covid-19, sicuramente, senza dimenticare, però, che siamo davanti ad un’onda lunga iniziata già prima della dichiarazione dello stato di emergenza. Nel complesso, nei primi sette mesi dell’anno le assunzioni sono state 2,9 milioni, un dato che non deve trarre in inganno, in quanto per l’Inps anche il solo contratto di un giorno è conteggiato. L’effetto Covid-19 si evidenzia soprattutto su aprile, quando il calo è stato dell’83%; anche a luglio, però, il calo rimane molto consistente, in quanto mancano all’appello un contratto su cinque, con un impatto devastante su tutte le tipologie di contratto a tempo determinato. E meno male che finora è stato imposto un blocco ai licenziamenti, perché altrimenti la statistica sarebbe stata devastante anche sotto l’altro profilo. Guardando ai soli mesi di giugno e di luglio, l’Inps, però, prova a instillare un minimo di fiducia, in quanto luglio è stato meno peggio di giugno, con 780mila posizione lavorative in meno rispetto agli 815mila. Il sindacato, intanto, continua a lamentare i ritardi del governo; dopo l’Ugl, anche Cgil, Cisl e Uil si sono resi conto della inconcludenza delle politiche adottate finora.