di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

“Forse non tutti sanno che”, come da slogan di un noto periodico enigmistico… Forse non tutti lo sanno anche perché la copertura mediatica su un evento così drammatico e che ci riguarda da vicino è del tutto sproporzionata, in senso negativo, rispetto alla gravità della notizia. Fatto sta che, da circa una cinquantina di giorni, dal primo settembre scorso, diciotto pescatori che erano a bordo di due imbarcazioni italiane partite da Mazara del Vallo, si trovano in stato di fermo in un carcere libico, precisamente a Bengasi. Fermati, sembrerebbe, con l’accusa infamante di traffico di stupefacenti, mentre si trovavano in acque internazionali, a 38 miglia dalle coste libiche. Trattenuti dalle autorità dell’area, che è attualmente controllata da Haftar, impossibilitati a mettersi in contatto con i propri familiari, in balia dei carcerieri libici, quelli di cui si parla ogni giorno per dire di come trattino in modo disumano i migranti. Bloccati con la volontà di usare il loro caso a fini di politica interna e internazionale, pretendendo, in cambio della loro liberazione, quella di quattro detenuti libici, scafisti della cosiddetta “strage di Ferragosto” avvenuta nel 2005 e nella quale morirono 49 migranti, diciotto lavoratori per quattro criminali condannati in Italia a 30 anni di carcere. Conte e Di Maio assicurano seguire la vicenda col massimo impegno, ma in realtà l’attenzione politica sul caso sembra ancora insufficiente, dato che non si sono ancora sbloccate le trattative per la loro liberazione, nonostante le proteste dei parenti. Data la situazione del Paese nordafricano, i rapporti con l’Italia, le tensioni politiche, gli interessi economici, la gestione dell’immigrazione, non sappiamo cosa si celi dietro il silenzio assordante sulla sorte dei diciotto uomini. Ma, proprio per questo, noi dell’Ugl non potevamo restare indifferenti e abbiamo deciso di mobilitarci per testimoniare il nostro supporto alla causa della liberazione dei nostri connazionali. Lo ha fatto, per tutti noi, Gianluigi Ferretti, responsabile delle relazioni internazionali del sindacato. Organizzando un’azione dimostrativa che lui stesso ha detto ispirata alla “beffa di Buccari”: i nostri, assieme a lui anche Condorelli, Messina e Rossi, il nostro eroe Ugl di cui andiamo particolarmente fieri, sono salpati con una nave da Marsala per arrivare a Mazara del Vallo. La nave ha fatto, però, un giro un po’ largo e si è trovata “per caso” vicina per quanto possibile alle coste libiche e lì i rappresentanti Ugl hanno pensato bene di far librare in volo, con l’aiuto di palloni aerostatici tricolori, striscioni con la scritta “Liberate subito i nostri pescatori”. Nella speranza che qualcuno, da una parte e dall’altra del Mediterraneo, faccia finalmente qualcosa per riportarli a casa. Accanto a questa bella iniziativa, anche la mobilitazione sui social, attiva già da qualche giorno.