di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Tutto il Paese in queste ore si interroga sul proprio futuro, per sapere cosa accadrà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Accanto alla preoccupazione per la situazione sanitaria, cresce di pari passo anche quella per il lavoro, l’economia, la tenuta sociale. Sappiamo che la curva dei contagi è in crescita, purtroppo. Quello che non sappiamo e cosa deciderà di fare in merito il Governo. Dopo aver paventato – come sempre a suon di dichiarazioni poi smentite, mezze parole, allusioni varie – controlli persino nelle abitazioni per chi non rispetta i “consigli” del Dpcm appena varato sulle riunioni private, dopo aver prospettato una possibile chiusura a Natale, dopo aver annunciato lockdown mirati nelle zone più a rischio, dopo il tira e molla sulla scuola, tra didattica a distanza o in presenza, la novità di oggi è l’ipotesi di emulare i cugini francesi e adottare anche da noi il coprifuoco serale. Comprendiamo la difficoltà della situazione, siamo pronti, se necessario, ad ulteriori sacrifici. Non possiamo non notare, però, che nelle dichiarazioni rilasciate dagli esponenti del governo, Conte in primis, oltre alla consueta dose di approssimazione, oltre alle uscite allarmiste poi ritrattate, ma comunque capaci di spaventare i cittadini e affossare qualsiasi ipotesi di ripresa economica, c’è anche qualcos’altro, di particolarmente stonato e inopportuno: il nuovo refrain, ossia “dipenderà dai cittadini”. Ora, certamente è necessaria la massima collaborazione da parte della popolazione, tutti devono indossare la mascherina ove richiesto e attenersi alle norme igieniche e di distanziamento sociale. Ma da qui a voler pretendere di addossare le responsabilità della gestione della pandemia ai soli italiani, glissando su tutti gli errori compiuti da chi ha cariche e responsabilità di governo, ce ne passa. La domanda è lecita: cos’hanno fatto i nostri governanti da marzo a oggi e soprattutto nel periodo di calma estiva, per evitare di trovarsi impreparati – anche – di fronte alla seconda ondata, che tutti sapevano sarebbe arrivata? La risposta è palese: un po’ troppo poco. Se ancora oggi dobbiamo confrontarci con mezzi e personale in numero inadeguato nella sanità, si vedano le file per i tamponi, se nel trasporto pubblico gli assembramenti sono all’ordine del giorno, se forse le scuole saranno costrette a richiudere, con i banchi a rotelle tanto costosi quanto ancor di più inutili, certo non possiamo darne la colpa ai cittadini troppo indisciplinati e “festaioli”. Bisogna imparare a convivere col virus e per fare questo occorre che gli italiani rispettino le regole, questa è una condizione senz’altro necessaria, ma non sufficiente. Serve anche una programmazione efficace ed efficiente delle misure di contenimento del virus che parta dall’alto, ovvero da chi ha più poteri e quindi maggiori responsabilità. Non si può avere come unica soluzione quella di chiudere – cosa che per l’Italia significherebbe una crisi economica e sociale senza precedenti – e per di più dare anche la colpa della situazione ai cittadini. Francamente è troppo.