Sappiamo che da venerdì 16 ottobre e per i successivi sei mesi prenderà avvio la partenza scaglionata della riscossione ordinaria dopo la cosiddetta tregua o moratoria conseguente alle misure individuate per combattere la pandemia. Si tratta di ben 9 milioni di cartelle esattoriali che il Fisco sarà “obbligato” – da chi lo sappiamo, visto che nel Dl Agosto licenziato ieri la proroga della moratoria non ha trovato spazio – a riscuotere da cittadini e imprese. Dunque “l’unico vantaggio” sarebbe il tempo, i sei mesi, entro i quali milioni di persone riceveranno una mannaia, proprio in un periodo che definire di crisi è eufemistico. In crisi l’Italia lo era già prima del Covid 19, da marzo invece è intrappolata con i suoi sfortunati cittadini in una “tempesta perfetta”, lunga ancora quanto non si sa, con un capitano, il Governo giallorosso, che naviga a vista, che non sa leggere bussola, radar e carte nautiche e che perciò non sa programmare gli inutili quanto dannosi interventi, come se non bastasse già la pandemia. Basti pensare che dalla fase 2 si continua a restare sull’idea di potenziare la mobilità urbana con monopattini e biciclette, ma non con un ampliamento del trasporto pubblico che nelle grandi città è in condizioni totalmente insicure. È solo per manifesta inettitudine che si arriva a imporre l’obbligo di mascherina anche al chiuso quando si è in casa di non conviventi o a consigliere feste private con non più di sei persone.

Anche il fisco è un problema serio, competitivo e di redistribuzione del reddito, che l’Italia soffre da decenni. Dunque che senso potrebbe avere, se non dilatorio e strategico ai fini della sola  sopravvivenza dell’esecutivo, annunciare, solo e sempre annunciare, riforme che inizieranno tra un anno, tra due, mentre tra tre giorni riparte la riscossione ordinaria?

Di nuovo oggi il ministro dell’Economia in audizione sulla Nota di aggiornamento al Def (la Nadef) ha parlato della riforma fiscale e che questa sarà messa in campo «in un orizzonte triennale attraverso una legge delega che si raccorda alla riforma strettamente connessa che intendiamo adottare già a partire dal 2021» cioè l’assegno unico per i figli. Riforma fiscale che «punta a una riduzione fiscale nel triennio, composta di vari moduli, ma il modulo principale cioè quello della riforma dell’Irpef vogliamo che sia operativo dal 1 gennaio 2022». Insomma, una presa per i fondelli, proprio come il Recovery Fund che arriverà non prima della prossima estate perché solo a giugno 2021 l’Ue inizierà a raccogliere sui mercati i fondi  necessari, circa 900 miliardi, per finanziare il cosiddetto programma di ripresa.

La verità è che di strategia non ve n’è alcuna traccia, che il tempo viene sempre dilatato e usato per illudere. Tempi difficili, tempi totalmente sballati.