di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Domani a Catania si terrà l’udienza preliminare per il procedimento a carico di Matteo Salvini, primo passo dopo il rinvio a giudizio con l’accusa di sequestro di persona aggravato, il reato contestato al segretario del Carroccio per aver trattenuto, quando era ministro dell’Interno in un governo legittimato da un ampio mandato popolare, per sei giorni in mare i 131 migranti della nave Gregoretti prima di autorizzarne lo sbarco. Il leader della Lega dovrà, quindi, comparire davanti al gup Nunzio Sarpietro e da ciò che sarà deciso domani si saprà se e come proseguirà il processo. Si tratta di un evento unico nella storia del Paese. Un leader politico, per di più capo della coalizione di opposizione, fra l’altro in un Paese in stato d’emergenza, che consente al governo in carica poteri eccezionali, sarà sottoposto a giudizio non per questioni personali, non per l’accusa di aver utilizzato per fini illeciti la propria posizione, ma per delle decisioni di natura prettamente politica prese, alla luce del sole e senza alcun intervento oppositivo da parte di altre istituzioni dello Stato, quando ricopriva il ruolo di ministro della Repubblica. Sottoposto a giudizio con l’accusa di un reato grave – sequestro di persona – per aver bloccato in mare alcune persone che volevano entrare illegalmente in Italia. Trattenute per pochi giorni, con l’ausilio di medici e forze dell’ordine, sotto lo sguardo dei media e dell’allora opposizione di sinistra, garantendo a tutti i diritti fondamentali, per procedere a ulteriori accertamenti, dato che c’erano informative sulla possibile presenza, oltre che di scafisti, anche di terroristi fra i migranti. E anche, diciamolo, con la speranza che il caso smuovesse la comunità internazionale e quell’Europa sempre sorda alle richieste sia degli italiani che dei migranti stessi, entrambi esausti a causa di una gestione fallimentare del problema migratorio. Siamo in Italia, viviamo, cioè e per fortuna, in un Paese che può vantare una solida tradizione democratica, abbiamo fiducia nella magistratura. Perché, se così non fosse, la situazione sarebbe decisamente preoccupante: mai, in uno Stato occidentale, si era visto il leader dell’opposizione a processo per questioni politiche, mentre al contempo gli avversari avocano a se stessi poteri eccezionali. Siamo sicuri che alla fine prevarranno il buonsenso e la ragione e tutto si risolverà in una boutade. Ce lo auguriamo. Ma comprendiamo, anche, la preoccupazione dei molti che saranno a Catania a testimoniare la propria vicinanza a Salvini, nonostante la città sia blindata e siano fortemente ridotti, causa Covid e causa ordine pubblico, i diritti di assembramento e manifestazione. Lo comprendiamo perché in udienza domani non andrà il solo leader della Lega, ma la stessa facoltà di autodeterminazione politica del Paese. La possibilità di decidere del nostro destino.