«Credo che la soglia del 5% sia non discutibile». Il segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, ha chiuso così a qualsiasi confronto su uno dei punti tra i più discussi della riforma della legge elettorale – lo sbarramento al 5% non piace ai partiti più piccoli, tipo LeU, che rischiano di restare esclusi dal Parlamento –, proposta dalla maggioranza, tra cui Italia viva che, nonostante i sondaggi non la danno mai sopra il 5% delle preferenze, sostiene di non temere la soglia di sbarramento. Perché è così intransigente, Zingaretti? «Quel 5% non è messo a caso ma è il giusto correttivo di un proporzionale che dia stabilità al governo. Non è un numero figlio della casualità», ha spiegato per poi concludere: «È una delle condizioni per andare avanti, non ci sono margini di discussione», ha concluso, a poco meno di un mese dall’approdo del testo alla Camera, in programma il 26 ottobre. Al netto della soglia del 5%, la legge elettorale proposta dalla maggioranza – un sistema proporzionale che abolisce i collegi uninominali e le liste di coalizione – non piace al leader della Lega, Matteo Salvini: «Il proporzionale è il fango», ha ribadito oggi l’ex ministro dell’Interno, favorevole invece ad un sistema maggioritario, l’unico in grado, secondo la Lega, di dare un governo stabile.