A denunciarlo è “Mal’aria edizione speciale”, l’ultimo rapporto di Legambiente

Alla vigilia dell’entrata in vigore delle misure anti-smog – le norme previste dall’Accordo di bacino padano saranno valide dal 1° ottobre in diversi territori del Paese per cercare di ridurre l’inquinamento atmosferico –, una domanda è d’obbligo: che aria si respira nelle città italiane? A rispondere è Legambiente con “Mal’aria edizione speciale”, un rapporto che ha passato in rassegna 97 città italiane, assegnando un voto alla qualità dell’aria. Seguendo una metodologia chiara – chi ha condotto il report ha confrontato le concentrazioni medie annue delle polveri sottili (Pm10 e Pm 2,5) e del biossido di azoto (NO2) negli ultimi cinque anni (2014-2018) con i rispettivi limiti suggeriti dall’OMS –, Legambiente ha stabilito che soltanto il 15% delle città ha conseguito nel quinquennio un voto sufficiente. Si tratta di Sassari (voto 9), Macerata (voto 8), Enna, Campobasso, Catanzaro, Grosseto, Nuoro, Verbania e Viterbo (voto 7), L’Aquila, Aosta, Belluno, Bolzano, Gorizia e Trapani (voto 6). Nel resto del Paese non è andata altrettanto bene – l’85% delle città considerate «è invece sotto la sufficienza» –, con alcune città che hanno fatto peggio di altre: a Torino, Roma, Palermo, Milano e Como, Legambiente ha assegnato uno zero in pagella, «perché nei cinque anni considerati non hanno mai rispettato nemmeno per uno solo dei parametri il limite di tutela della salute previsto dall’OMS». Eppure migliorare la qualità dell’aria è un obiettivo imprescindibile: Legambiente ricorda infatti che l’inquinamento atmosferico è responsabile di 60mila morti premature e «ingenti» costi sanitari. Un «triste primato a livello europeo» che il nostro Paese «detiene insieme alla Germania».