È ormai una tradizione del centro sinistra italiano, consolidata anche dall’esperimento sempre più claudicante dei giallorossi al Governo, blindati solo dall’assenza di una nuova legge elettorale, quella di ottenere il favore dell’Ue barattando sovranità e importanti diritti, rendendone sempre più difficile l’esercizio fino quasi a cancellarli. Diritti che spesso riguardano lavoratori e pensionati, quindi famiglie, cittadini sempre più inermi di fronte all’affastellarsi di crisi incessanti e mai risolte o risolvibili con le ricette di colore che distribuiscono pagelle più o meno severe, a seconda dei casi (discrezionali) agli Stati nazionali. Infatti non eravamo ancora usciti dagli effetti negativi della recessione scoppiata tra il 2007 e il 2013, che nel 2020, nel giro di poche settimane, siamo piombati in una crisi sanitaria senza precedenti e economica ancora più grave, scatenata dalle contromisure scelte per combattere la pandemia del Covid-19. Quando il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha dichiarato di non voler rinnovare alla scadenza, il 2021, Quota100, la riforma nata per “risarcire” gli italiani dai danni inferti in termini previdenziali dalla famigerata Legge Fornero, la quale aveva, come ulteriore effetto collaterale, ingessato il già poco accessibile mercato del lavoro, soprattutto ai giovani, non ha semplicemente contraddetto se stesso. Conte ha dichiarato di non voler rinnovare, ma l’Ugl si opporrà a questo, una misura che ha consentito a 300 mila lavoratori di andare in pensione, favorendo il ricambio generazionale e l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Non a caso, prima della pandemia Covid-19, tra febbraio 2019 e febbraio 2020, si era ridotta la percentuale di disoccupazione di oltre 1 punto e abbassata di 4 punti la disoccupazione giovanile. Cancellarla in nome di che cosa? Di un via libera dell’Unione europea al “Piano di rilancio nazionale di ripresa e di resilienza” italiano, del quale si conoscono solamente intenti, quasi nulla nella sostanza. Lo stesso presidente del Consiglio però non riesce a dimostrare il coraggio di mettere la parola fine al Reddito di cittadinanza, questa sì, una misura fallimentare che invece di abolire la povertà – basti pensare che a fronte dei 4,6 milioni di cittadini italiani in povertà assoluta certificati dall’Istat prima del Covid-19, sono stati soltanto 2,8 milioni i beneficiari del reddito – si è rivelata un formidabile incentivo al lavoro nero.

Non è certamente così che si Governa un Paese in profonda crisi e che si conquista un ruolo realmente dignitoso in seno all’Unione europea.