Ricollocamenti o “rimpatri sponsorizzati”

No a trasferimenti obbligatori di migranti sbarcati nelle coste UE verso altri paesi dell’Unione, ma un «sistema comune» di rimpatri con una maggiore cooperazione con i Paesi terzi. In pratica, almeno secondo i piani della Commissione europea che ha presentato oggi il nuovo patto per la gestione degli ingressi che dovrebbe rappresentare il superamento del sistema di Dublino, il pacchetto di regole elaborato poggia su tre pilastri, che comprendono la collaborazione con i paesi di partenza, il maggiore controllo dei confini e i “rimpatri sponsorizzati”. Questi ultimi riguardano, appunto, la gestione dei rimpatri dei richiedenti asilo che non avranno diritto a rimanere. Ma gli Stati, è stato anche precisato, dovranno rimpatriare entro otto mesi una quota di migranti dal Paese di primo ingresso e se non saranno effettuati tutti i rimpatri secondo le tempistiche, lo Stato partner accoglierà sul suo territorio quanti restano da allontanare. Inoltre è previsto che gli Stati possano offrire «supporto operativo, tecnico e di personale, così come altri aspetti della gestione dell’immigrazione» ad altri Paesi. La Commissione infine prevede una verifica di pre-ingresso dei migranti per identificare coloro che attraversano illegalmente le frontiere esterne dell’UE. A illustrare il piano la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson e il vicepresidente, Margaritis Schinas, dopo un discorso introduttivo di Ursula von der Leyen. «È tempo di gestire le migrazioni insieme, con un nuovo equilibrio tra responsabilità e solidarietà», ha sostenuto la presidente della Commissione europea.