di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Nonostante qualche “mal di pancia” da parte di chi non è riuscito ad essere protagonista di un momento di svolta, con la firma del primo Contratto Collettivo Nazionale per i Rider che operano nel settore del “food delivery”, finalmente sono stati messi nero su bianco i diritti, reali ed esigibili, di questi lavoratori, che prima non ne avevano. Ed a vincere questa battaglia siamo stati noi dell’Ugl. Ora, dopo l’accordo che abbiamo raggiunto con AssoDelivery, i fattorini che consegnano cibo aderendo alle principali piattaforme che operano sul web, hanno ottenuto importanti garanzie, pur non perdendo la propria qualifica di lavoratori autonomi. Dieci euro l’ora la paga minima per ogni ora lavorata, indennità integrative, pari al 10% in più per il lavoro notturno, 15% per le festività e 20% in caso di maltempo, premi di produttività pari a 600 euro ogni 2mila consegne, dotazioni di sicurezza, come caschi e abbigliamento ad alta visibilità, fornite dalle piattaforme, formazione, assicurazione Inail, assicurazione per eventuali danni contro terzi, diritti sindacali e misure di contrasto al caporalato. La notizia della firma di questo contratto, storico, è su tutti i giornali. Non solo perché finalmente questi lavoratori, prima dimenticati, hanno ora diritti e tutele, ma anche a causa della particolarità della loro situazione. Come altri lavoratori della cosiddetta “gig economy”, i Rider, infatti, collaborano con le piattaforme digitali mettendosi a disposizione come fattorini, sottostando ad alcune regole stabilite dalle stesse piattaforme, ma mantenendo autonomia e discrezionalità rispetto ai tempi dedicati alla prestazione di lavoro. Il cambiamento epocale sorto con questo contratto risiede nel fatto che per la prima volta un’organizzazione datoriale riconosce i diritti sindacali a lavoratori che restano autonomi, ed era questo lo scoglio maggiormente difficile da superare. Finora i Rider si trovavano in un limbo nell’attesa che si chiarisse il loro ruolo, fra collaboratori saltuari, prestatori d’opera, lavoratori indipendenti. E in questo limbo, data la difficoltà nell’inquadrarli nelle rigide categorie del passato, erano stati per anni privati dei loro diritti. La caratteristica del loro lavoro, come anche di altri nuovi mestieri sorti con l’economia digitale, sta proprio nel mantenimento dell’indipendenza, nella gestione del tempo da dedicare al rapporto di lavoro, senza per questo, però, dover rinunciare a tutele e diritti. Nell’essere riusciti a conciliare – dopo un percorso lungo e pieno di sfide – queste esigenze di libertà e di tutela sta la novità e la forza del contratto firmato dalla Ugl, destinato a diventare un modello di riferimento anche per i tanti altri lavoratori che operano nel nuovo contesto economico legato alla digitalizzazione e che finora non sono stati raggiunti dalla contrattazione collettiva.