Mancano ancora i banchi monoposto e le mascherine. Senza contare che 60mila cattedre non sono ancora state assegnate

Questa mattina è suonata la campanella in dodici regioni italiane, aprendo le porte a 5,6 milioni di studenti su 8,3 milioni totali. Insomma, la scuola è ufficialmente ripartita, ma non per tutti e di certo non mancano le incognite. Quelle legate ai banchi, per esempio: ad oggi, secondo i conti del Sole 24 Ore, sono ancora oltre due milioni i banchi monoposto da consegnare (dovrebbero arrivare entro fine ottobre, stando alle rassicurazioni dell’esecutivo) costringendo molti studenti a seguire le lezioni in soluzioni di fortuna. Sono invece 50 mila gli studenti che, per via delle regole sul distanziamento sociale, non riescono ad entrare in classe. Altra difficoltà è legata alle cattedre, ma in questo caso è l’organico a mancare. Sempre secondo Il Sole 24 Ore sono circa 60mila le cattedre non ancora assegnate, mentre ben 170 mila alunni con disabilità – il 59% del totale – non avranno lo stesso insegnante di sostegno che li seguiva lo scorso anno. «Questo sarà un anno complesso, lo sappiamo», ha ammesso la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina a UnoMattina. «Abbiamo lavorato tanto – ha aggiunto – e costruito una strategia di prevenzione che funzionerà se ognuno farà responsabilmente la propria parte». Di difficoltà ha parlato anche il premier Giuseppe Conte in una diretta su Facebook. «Ci saranno difficoltà, disagi, soprattutto all’inizio – ha detto -. Voi dovrete fare la vostra parte, dovete impegnarvi a rispettare le regole di cautela che vi consentiranno di tutelare la vostra salute e la salute delle persone che amate e che vi amano. La scuola peraltro sconta carenze strutturali che ci trasciniamo da anni aggravate dall’attuale pandemia. Un saluto agli insegnanti: avete fatto uno sforzo straordinario in questi mesi di lockdown». Rimane intanto anche il nodo mascherine. Secondo un sondaggio effettuato da Cittadinanzattiva l’8-9 settembre su un campione di 39 istituti sparsi sul territorio nazionale, le mascherine promesse dal governo non sono arrivate o quando ci sono la quantità non è sufficiente per coprire le esigenze quotidiane degli studenti e di tutto il personale docente e non docente. «In alcuni casi le mascherine le hanno spedite le Regioni – spiega l’Organizzazione -, in altri le ha comprate direttamente la scuola, in altri casi ancora i genitori si sono organizzati ed hanno utilizzato il “fondo cassa” degli anni precedenti. La tendenza generale è comunque quella di chiedere agli studenti di presentarsi in classe con una mascherina personale (e un’altra di riserva) e di tenere quelle in dotazione della scuola come “scorta” per le emergenze».