A partire dal Mes, tanti sono i motivi di scontro tra le anime che la compongono

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio non vuole parlare del Mes. Discuterne «è un’occasione per creare tensioni all’interno della maggioranza», ha replicato l’ex capo politico del Movimento 5 stelle al conduttore di Mattino 5, Francesco Vecchi, che gli chiedeva chiarimenti sulla posizione del M5s. Nel far così, oltre a non dare una risposta, il ministro ha confermato soltanto una cosa: le tensioni (mai sopite) interne ad una maggioranza tenuta insieme solo dall’esigenza di tenere lontano da Palazzo Chigi il centrodestra. A voler vedere bene, la risposta di Di Maio potrebbe avere anche altri destinatari, oltre a Vecchi, autore della domanda. Tra questi potrebbe esserci anche l’alleato di governo, il leader di Italia viva, Matteo Renzi, favorevole all’utilizzo del Mes. Proprio l’ex premier, nelle scorse ore, ha punzecchiato il M5s, mettendone in dubbio la coerenza: «Il sì del Movimento 5 stelle» al Mes «è scontato», ha osservato il leader di Italia viva, intervenendo a Start su SkyTg24. «Stanno aspettando le Regionali per mantenere una parvenza di coerenza», ha proseguito, aggiungendo che i parlamentari pentastellati «hanno cambiato idea su tutto». Dichiarazioni che potrebbero aver dato qualche fastidio. Più stabile, invece, sembrerebbe la relazione con il Pd – specialmente dopo che quest’ultimo ha ceduto sul referendum per taglio dei parlamentari –, anche se c’è chi mette in dubbio la sua durata. «Questa alleanza di governo ha una natura eccezionale ed emergenziale. È vero che ha diverse anime, ma se il Movimento 5 stelle è questo, io non vedo alleanze per il futuro», ha detto il deputato Pd, Matteo Orfini, commentando all’Adnkronos l’idea di Pier Luigi Bersani di lanciare un campo progressista Pd-M5s. La maggioranza è questa, dunque: un’alleanza tra partiti che in altre condizioni non vorrebbero mai stare insieme. A risentirne, naturalmente, è il governo che, anche quando realizza i suoi piani, crea divisioni: ieri, ad esempio, la Camera ha approvato in via definitiva il dl Semplificazioni. Lo ha fatto, nonostante qualche malumore tra i 5 stelle. In tanti, infatti, non hanno partecipato al votazione – tra assenti giustificati e deputati in missione, non erano presenti in 45 – e, tra quanti lo hanno fatto, in quattro hanno votato contro. Uno dei quali, Andrea Colletti, ha ammesso che «se fossimo stati all’opposizione avremmo fatto manifestazioni e bloccato le Aule per bloccare questo provvedimento».