Il presidente dell’Associazione nazionale presidi: «Senza immediate soluzioni, difficile pensare che il termine del 14 settembre sia rispettato ovunque»

A cinque giorni dalla ripartenza della scuola sono più i dubbi che le certezze. Nemmeno le informative del ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ieri al Senato e oggi alla Camera, hanno prodotto granché. Dal ritardo nella consegna dei banchi agli spazi che in molti edifici scolastici scarseggiano, di punti interrogativi ne restano molti. Motivo che ha spinto diversi istituti, non ancora pronti, a chiedere di ritardare l’inizio delle lezioni. «Tutto il personale scolastico è impegnato per la riapertura delle scuole, prevista per il 14 settembre. È evidente, però, che per riaprire in sicurezza è necessario che alcuni problemi vengano risolti. A quanto sappiamo, la consegna dei banchi monoposto è in grave ritardo. Altre due criticità importanti sono quelle delle aule, perché gli enti locali non le hanno reperite ovunque, e l’assegnazione piena dell’organico». A denunciarlo è Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi. Il quale aggiunge: «Se queste difficoltà non troveranno immediata soluzione, è oggettivamente difficile pensare che il termine del 14 settembre sia rispettato ovunque: è opportuno dunque valutare la possibilità di ragionevoli differenziazioni locali». Cinque regioni (Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria e Puglia), intanto, hanno già fissato la data delle riaperture al 24. C’è chi riprenderà il 16, chi il 22. Insomma, si va in ordine sparso. È il risultato di un tema affrontato con ritardo, una tegola, soprattutto in virtù di un presunto “modello Italia” nel contrasto alla diffusione del coronavirus, ancora di recente esaltato, ma che non ha tenuto conto in maniera adeguata di quello che è un un pilastro per qualsiasi società. Stiamo perciò assistendo, nei fatti, a due opposte narrazioni. Da una parte Azzolina rivendica l’impegno del governo («Solo per la ripartenza di settembre abbiamo stanziato oltre 2,9 miliardi, nessun altro paese europeo ha messo tante risorse sul capitolo ripartenza», ha affermato durante le sue informative), dall’altra i timori del personale della scuola che ad oggi non appare troppo convinto di poter garantire agli studenti un ritorno in piena sicurezza. Il ministro ha poi annunciato che non verrà tolto il tempo pieno ai bambini (altra questione che desta qualche perplessità a non pochi addetti ai lavori) e che «durante l’anno saranno fatti test a campione anche agli studenti» poiché «il rischio zero non esiste, proviamo a ridurlo il più possibile per avere la massima sicurezza». Inoltre, Azzolina ha chiesto che la scuola non sia terreno di sconto e campagna elettorale. Ad ogni modo è del tutto evidente che sul dossier scuola – con le famiglie che pretendono risposte dopo mesi di emergenza e timori – il governo si stia giocando una grossa fetta di credibilità. E il 14 settembre è dietro l’angolo.