Faraone (IV) già in difesa: «Irrispettoso verso i cittadini far coincidere le elezioni regionali con la tenuta del Governo nazionale»

 

In questo caso la paura fa 20 e 21, settembre, ovvero il weekend elettorale nel quale gli italiani saranno chiamati a dare un voto sia per il rinnovo di alcune giunte regionali e comunali sia per il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari. Anche se qualcuno, come il presidente dei Senatori di Italia Viva, Davide Faraone, si spertica oggi a dire che «è irrispettoso nei confronti dei cittadini far coincidere elezioni regionali con la tenuta del governo nazionale. Votano il loro presidente di Regione, il loro consigliere regionale», si capisce lo stesso che la posta in gioco è molto più alta e cioè che si tratta di un primo test sul consenso degli elettori all’indomani del lockdown e di un’emergenza non ancora finita. Non c’era bisogno di esprimere la suddetta precisione, soprattutto da Italia Viva, visto che sempre oggi è stato il leader della Lega, Matteo Salvini, a spiegare dai microfoni di Radio24 che quello del 20 e 21 settembre non sarà «un voto ideologico», ma «un voto per la sanità, per le strade, per la raccolta dei rifiuti. Sarà un voto molto concreto e di rinnovamento». Alla domanda se l’esito delle regionali avranno un impatto sul governo Salvini ha chiaramente risposto: «No, sarà un voto dei fiorentini per i fiorentini e dei baresi per i baresi». Allora il punto dov’è? Il punto è che nel caso in questione, fiorentini e baresi, si tratta di territori ad oggi governati dal Pd, ma in generale che senza il Pd non reggono al Governo né M5s e tanto meno IV e tutte le altre sparute sinistre. È altrettanto chiaro che dalle parti della maggioranza, Pd compreso, non c’è alcuna voglia di elezioni politiche. Proprio ieri in Direzione PD il segretario, Nicola Zingaretti, ha ufficializzato il “Sì” del suo partito al referendum confermativo sul taglio dei parlamentari. Se da una parte con l’esito della direzione Pd si completa all’ultimo momento il quadro delle posizioni in vista del referendum confermativo del 20 e 21 settembre, dall’altra emerge sempre più chiaramente la preoccupazione per le elezioni regionali e comunali e un ulteriore frastagliamento delle posizioni, nonostante i chiarimenti, in tutti i partiti della maggioranza. Non mancano parlamentari del M5s pronti a schierarsi per il No contro la netta indicazione del partito. Così anche nel Pd al Sì della Direzione di ieri si oppongono ancora in molti: da Orfini, che non ha partecipato al voto sulla relazione del segretario, fino ai “no” di peso di Romano Prodi, Arturo Parisi, Giuseppe Fioroni e Rosy Bindi, passando per l’ex tesoriere Dem, Luigi Zanda, l’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, e Gianni Cuperlo.