La rivolta degli insegnanti over 55, soggetti fragili a rischio Covid: si metteranno in malattia. Ma i supplenti sono in media più anziani

Non si trova ancora una quadra capace di tranquillizzare studenti e famiglie sull’effettiva riapertura delle scuole il prossimo 14 settembre. Se è stato raggiunto un accordo alla Conferenza Stato-Regioni, con l’approvazione del documento dell’Iss sulla gestione dei casi di contagio, e i primi banchi monoposto – ancora secretata la lista delle aziende fornitrici – stanno arrivando nelle aule, ora è sorto, però, un altro problema non da poco. Già dalle prime indicazioni del Comitato tecnico scientifico sul Covid-19, sappiamo, infatti, che le persone maggiormente a rischio sono quelle più in là con gli anni. La stessa Inail ha inserito nella categoria dei lavoratori fragili in tempo di coronavirus, oltre agli immunodepressi ed ai malati oncologici, anche tutti gli over 55, con la possibilità di essere messi in «sorveglianza sanitaria eccezionale» dal datore di lavoro. Regole che dovrebbero valere per tutti, compresi i lavoratori della scuola. E il corpo docente italiano è composto per circa il 40% da persone che hanno superato la soglia dei 55 anni, oltre 300mila su un totale di 750mila insegnanti di ruolo, con 170mila over 62. Molti di loro, temendo il contagio e non rassicurati dalle procedure di distanziamento predisposte finora, potrebbero mettersi in malattia per non tornare in aula in condizioni rischiose. Con l’approssimarsi dell’apertura delle scuole, sono già molte le richieste di esonero per motivi di salute pervenute ai presidi. Ma anche i loro eventuali sostituti, i supplenti, i lavoratori precari, non hanno una media anagrafica più bassa, anzi l’esatto contrario, la metà di loro è, infatti, over 55. Il Governo finora non ha preso in considerazione il problema, tantomeno ha predisposto delle procedure per cercare di risolverlo e alla riapertura mancano ormai solo un paio di settimane.