Risolto il 10% dei casi, mentre interi settori sono a rischio desertificazione

Dal ministero dello sviluppo economico provano a guardare il bicchiere mezzo pieno, anche se, oggettivamente, è difficile essere particolarmente soddisfatti quando si è riusciti a dare una risposta positiva in neanche il 10% dei casi, precisamente dieci su 120. Un po’ per la pausa estiva, molto per l’emergenza epidemiologica che ha catturato l’attenzione di larga parte dei dicasteri, compreso, naturalmente, quello guidato da Stefano Patuanelli, l’opinione pubblica si è distratta sulle tante, troppe vertenze aperte, alcune delle quali ormai in piedi da anni. I sindacati, però, hanno rilanciato il tema, ricordando come i tavoli aperti sono almeno 120, per diversi dei quali non si intravedono prospettive a breve – come nel caso, ad esempio, di Whirlpool in Campania – mentre per altri – come Mercatone Uno – si procede fra alti e bassi, con un andamento molto lento. La sottosegretaria Alessandra Todde ha prima ricordato le dieci vertenze chiuse positivamente negli ultimi dodici mesi, poi ha ribadito che il ministero ha a disposizione tutti gli strumenti utili e necessari per fronteggiare i diversi casi. Il problema, però, che, anche togliendo i circa 1.800 lavoratori interessati dalle procedure andate a buon fine, restano oltre 160mila dipendenti che non sanno che fine faranno, con interi settori, dalla siderurgia allo stesso trasporto aereo, a rischio desertificazione occupazionale.